Archive for the 'Senza Categoria' Category

03
Mar
24

Le 180 Vite sul caicco Summer Love potevano essere salvate. Il 26 febbraio 2023 a Steccato di Cutro. Crotone, Calabria, Italia.

94 morti.

34 i minori.

11 i dispersi.

81 sopravvissuti.

5 i corpi non riconosciuti.

180 le persone in movimento, in viaggio, sul caicco Summer Love che, a circa cinquanta metri dalla riva, si è incagliato in una secca.

La mattina del 26 febbraio 2023. 

Alle ore 4:15.

Un’inchiesta della magistratura è ancora in corso per omissione di soccorso e disastro colposo.

Nella secca si incagliarono Vite e con esse i sogni, le speranze, i progetti.

Di quelle che sembrano essere vite di scarto … meno sacre di altre …

Vite che potevano essere salvate.

Tutte.

Speciale Cutro I Il cavallo e la Torre I RAI3 I 23 febbraio 2024 by Marco Damilano

Il 26 febbraio 2024, all’iniziativa in ricordo delle vittime, voluta dalla rete 26 febbraio, composta da più di 450 associazioni, c’erano i familiari delle vittime, la gente del posto, le associazioni, il sindaco di Crotone Vincenzo Voce.

A un anno dal disastro Il naufragio della Summer Love a Steccato di Cutro. Una tragedia pre-annunciata I 5 marzo 2023 I by Silvia Berruto pre-annunciato ” a Steccato di Cutro non c’è nessun rappresentante del governo italiano.

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha effettuato un passaggio rapido, forse per non sporcarsi le scarpe lucid(at)e. 

Ché per lui fu costruito un percorso facilitato su piastrelle perché la sabbia non facesse difetto nel 2023.

… I superstiti

Nel 2023, il 3 marzo, era stato il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella a rendere omaggio alle vittime del naufragio.

I ministri del governo, dopo il consiglio dei ministri del 9 marzo 2023 tenuto a Cutro, non incontrarono i familiari delle vittime.

I familiari delle vittime, i superstiti, i Crotonesi chiesero e chiedono ancora ‟giustizia e verità’’.

E’ Stato così!

Anche per questa ragione ho inteso ripubblicare il mio pezzo del 2023. Il naufragio della Summer Love a Steccato di Cutro – Una tragedia pre-annunciata. Anche un modo per non dimenticare.

Infine due notizie. 

I familiari delle vittime faranno causa allo Stato.

Per quel che riguarda il place of safety la Libia non è ‘’PORTO SICURO’’. Sentenza della Cassazione 17 febbraio 2024 n.4557

Asso28, Libia non è porto sicuro (Cass. 4557/24)

17 febbraio 2024, Cassazione penale

Confermata la condanna del comandante della nave mercantile ASSO28, battente bandiera italiana – nave di appoggio a una piattaforma petrolifera sita al largo delle coste libiche – a titolo di sbarco e abbandono arbitrario di persone (1155 cod. nav.) e di abbandono di persone minori o incapaci (591 c.p.), per aver trasportato e sbarcato in Libia 101 migranti soccorsi in acque internazionali (zona S.A.R. libica), senza previamente contattare i Centri di coordinamento e soccorso di Tripoli o di Roma e agendo, invece, sulla sola base delle indicazioni provenienti dalla società in favore della quale la nave prestava la propria attività; viene inoltroe confermato che la Libia non è un porto sicuro e che lo sbarco sulle sue coste delle persone soccorse in mare è illegittimo. 

Corte suprema di Cassazione, V sez. penale, sentenza 4557724, 10 settembre 2023 – dep. 17 febbraio 2024

© Silvia Berruto

Riproduzione riservata

26
Feb
24

Il naufragio della Summer Love a Steccato di Cutro. Una tragedia pre-annunciata.

[…]

″Crediamo sia necessario, innanzitutto, fermare l’ipocrisia di fingere che il motivo principale delle tragedie nel mar Mediterraneo non sia nelle politiche di chiusura delle frontiere e di esternalizzazione dei confini e del diritto di asilo, ma nei trafficanti di uomini e donne; così volutamente si confondono cause ed effetti anche di quest’ultima strage perché è evidente che il traffico di esseri umani è la conseguenza della impossibilità di esercitare la libertà di movimento delle persone.

Appare urgente infatti prevedere al più presto nuove norme che consentano a chiunque ne abbia la necessità e i requisiti un ingresso regolare e sicuro in Italia mediante procedure semplici e veloci di rilascio di visti d’ingresso per richiesta di asilo o per ricerca di lavoro.

Sappiamo, inoltre, che le autorità italiane ed europee, anche attraverso l’Agenzia europea della guardia di frontiera Frontex erano a conoscenza della situazione di difficoltà dell’imbarcazione circa 24 ore prima del naufragio e non sono intervenute tempestivamente. Risulta perciò necessario allora assumere i consequenziali provvedimenti ed indagare nelle opportune sedi affinché siano accertate le reali dinamiche dell’evento e siano individuati gli eventuali soggetti responsabili del mancato intervento in soccorso″.

Così afferma ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione lunedì 27 febbraio 2023, il giorno dopo il naufragio dell’imbarcazione Summer Love a Steccato di Cutro, Crotone (KR), Calabria, Italia.

71 le vittime finora accertate.

79 i superstiti. Non tutti identificati.

Il numero dei dispersi è ancora imprecisato.

Le persone imbarcate si stima fossero 180.

Vite spezzate che dovevano (e potevano) essere salvate.

Da un soccorso.

Non effettuato.

Ma il diritto del mare non è prevalente e dirimente?

L’imbarcazione Summer Love era stata avvistata da un velivolo di Frontex alle 22,30 di sabato 25 febbraio. Le rilevazioni termiche attestavano che a bordo c’erano molte persone ma non in situazione di pericolo conclamato.

La richiesta di soccorso è avvenuta alle 4:10 di domenica.

Il salvataggio doveva essere fatto dall’Italia, come da posizione ufficiale di Frontex.

Le procedure per il recupero in sicurezza delle persone imbarcate — operazione di ricerca e soccorso — spettano, secondo le norme internazionali, alle autorità nazionali.

Frontex ha inviato la segnalazione a Icc — International coordination center — che si occupa del law enforcement (operazioni di polizia) di cui fa parte anche la Guardia di Finanza.

La Centrale operativa della Guardia costiera ricevette la segnalazione che riferiva di una unità che navigava regolarmente e in buone condizioni di galleggiabilità.

La Guardia costiera non interviene.

Non è stato attivato il SAR (ricerca e salvataggio, ‘Search and Rescue’, ndr) il soccorso in mare — che avrebbe fatto partire apposite imbarcazioni della Guardia costiera, le Classi 300, motovedette concepite per la ricerca e per il soccorso d’altura.

Sono inaffondabili e autoraddrizzanti e possono operare in condizioni meteomarine proibitive.

La Guardia di Finanza è salpata con una vedetta e un pattugliatore che non sono riusciti a raggiungere il target/l’imbarcazione e sono rientrate.

Allora hanno attivato il dispositivo di ricerca a terra.

A metà notte si aspettava che il barcone si arenasse (???) da qualche parte.

E’ stato così.

A pochi metri dalla spiaggia di Steccato di Cutro.

In conclusione si sarebbe trattato di un’operazione di polizia: non di soccorso.

Il procuratore di Crotone, Giuseppe Capoccia, sta lavorando alla ricostruzione della filiera dei soccorsi.

Non ci sarebbero indagini in corso per il reato di omesso soccorso.

Io non partirei se fossi disperato perché sono stato educato alla responsabilità di non chiedermi cosa devo chiedere io al luogo in cui vivo ma cosa posso fare io per il Paese in cui vivo per il riscatto dello stesso.

Così il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

Rispondiamo con l’articolo 14 della Dichiarazione universale dei diritti umani che recita: «Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni».

Con l’articolo 10 della Costituzione della Repubblica italiana che recita: «Lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione Italiana, ha il diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge».

Con ASGI che 17 gennaio 2023, in una audizione alla Commissione Affari Costituzionali, chiedeva non convertire in legge il decreto legge 1/2023: “Disposizioni urgenti per la gestione dei flussi migratori” che si risolve, di fatto, nella restrizione dei salvataggi delle navi Ong e in nuove sanzioni a loro carico.

Il Ministero unisce, ora in ogni occasione, l’ordine di sbarco lontano dai luoghi del soccorso.

ASGI ricorda che l’obbligo (inderogabile) di soccorso di persone a rischio di vita in mare prescinde dalla loro condizione giuridica soggettiva (asilante, turista, o altro) e pertanto non possono confondersi l’obbligo di soccorso e la pretesa di rispetto delle regole in materia di immigrazione».

“Non dovevano partire”.

“Fermatevi, veniamo a prendervi noi”.

(Parole del ministro)

Indignazione e cordoglio sono espresse dalla società civile «civile» italiana.

Numerose le manifestazioni di dissenso e di presa di distanza da frasi e inazioni in Italia.

Numerose le richieste di dimissioni del ministro Piantedosi.

Anche a Aosta si è svolto, sabato 4 marzo, “Basta morti nel Mediterraneo” un presidio e flashmob organizzato e promosso da Rete Antirazzista Valle d’Aosta.

Patrizia Neri e Alex Glarey, referenti della Rete Antirazzista, hanno aperto formalmente la riflessione con ii loro interventi.

Donatella Corti, referente di Libera Valle d’Aosta, ha proposto il noto testo poetico Home della poetessa keniana Warsan Shire, fuggita dalla guerra civile.

Home

Nessuno lascia casa a meno che
la casa non sia la bocca di uno squalo
scappi al confine solo
quando vedi tutta la città scappare

i tuoi vicini corrono più veloci di te
fiato e sangue in gola
il ragazzo con cui sei andata a scuola
che ti baciava vertiginosamente dietro la fabbrica di lattine
tiene in mano una pistola più grande del suo corpo
lasci casa solo
quando la casa non ti lascia rimanere.

nessuno lascia casa a meno che la casa non ti dia la caccia
fuoco sotto i piedi
sangue caldo nella pancia
è qualcosa che non avresti mai pensato di fare
finché la lama non ti ha bruciato il collo
di minacce
e anche allora nascondi l’inno nazionale
sotto il respiro
soltanto strappare il passaporto nei bagni di un aeroporto
singhiozzando ad ogni boccone di carta
ti ha fatto capire che non saresti più tornata.

devi capire
che nessuno mette i figli su una barca
a meno che l’acqua non sia più sicura della terra
nessuno si brucia i palmi
sotto i treni
sotto le carrozze
nessuno passa giorni e notti nel ventre di un camion
nutrendosi di carta di giornale a meno che le miglia percorse
non vogliano dire di più di un semplice viaggio.
nessuno striscia sotto le recinzioni
nessuno vuole essere picchiato
compatito

nessuno sceglie campi di rifugiati
o perquisizioni a nudo che ti lasciano
il corpo dolorante
né la prigione,
perché la prigione è più sicura
di una città di fuoco
e un secondino
nella notte
è meglio di un camion pieno
di uomini che assomigliano a tuo padre
nessuno può sopportarlo
nessuno può ingoiarlo
nessuna pelle può essere tanto resistente

andatevene a casa neri
rifugiati
sporchi immigrati
richiedenti asilo
che prosciugano il nostro paese
negri con le mani tese
che odorano strano
selvaggi
hanno distrutto il loro paese e ora vogliono
distruggere il nostro
come fate a scrollarvi di dosso
le parole
gli sguardi sporchi
forse perché il colpo è meno forte
di un arto strappato

o le parole sono più tenere
di quattordici uomini tra
le tue gambe
perché gli insulti sono più facili
da mandare giù
delle macerie
delle ossa
del corpo di tuo figlio
fatto a pezzi.
voglio tornare a casa,
ma casa mia è la bocca di uno squalo
casa mia è la canna di un fucile

e nessuno lascerebbe la casa
a meno che non sia la casa a spingerti verso la spiaggia
a meno che non sia la casa a dirti
di affrettare il passo
lasciarti dietro i vestiti
strisciare nel deserto
attraversare gli oceani
annega
salvati
fai la fame
chiedi
dimentica l’orgoglio
è più importante che tu sopravviva

nessuno se ne va via da casa finché la casa è una voce sudata
che dice
vattene
scappa lontano da me ora
non so cosa sono diventata

so solo che qualsiasi altro posto
è più sicuro di qua.

In empatia.

Articolo scritto domenica 5 marzo 2023

® Riproduzione riservata

-continua-

27
Gen
24

GIORNO DELLA MEMORIA 2024 secondo COLLETTIVAMENTE MEMORIA

COLLETTIVAMENTE MEMORIA oggi avrebbe raggiunto l’edizione numero XVI.

Invece il progetto culturale prende una pausa di riflessione.

Quel

pagato a caro prezzo

che non siamo riusciti a realizzare

che non siamo riusciti a insegnare

che non siamo riusciti a comunicare

ANCHE SE

SEMPRE

SAPPIAMO

ma

quelli del braccio alzato

sono

un po’ legali e un po’ no

allora si deve fare come dice Liliana Segre,

nel dialogo-intervista con Corrado Augias al Memoriale della Shoah di Milano del 23 gennaio 2024:

[…] “Sto cercando, e spero di farlo, di capire chi è a capo di questa organizzazione perché, visto che da anni non si è fatto niente, forse è l’anno buono per invitarli qui. Perché questi del braccio alzato così fedeli così … così… così intensi nel loro ricordo di quei poveretti che sono stati ammazzati – questo per carità io non sono mai d’accordo … non sono mai d’accordo con atti di violenza … io sono una donna di pace a tutti gli effetti.

Però, se potessi invitarli qui … che almeno un folto gruppo degli organizzatori venisse a vedere cosa succedeva … perché qui non vengono questi, capisci?

Qui invitano le scuole, vengono tantissimi … ma quelli che dovrebbero venire, non vengono! Hai capito? Allora son quelli che vorrei che venissero … che, per ora, non son venuti o forse son venuti in segreto a criticare qualche cosa…ma … la pancia di quel gruppo lì è interessante. Per me è molto interessante.”                                                          Memoria, La Torre di Babele, Corrado Augias intervista Liliana Segre, La7, 23/01/2024

10
Gen
24

Lačò Drom Sofija

Omaggio a Sofija Mitič

Sofija,

cara 

Amica 

di più della metà della mia vita

donna di stile

mite

umile

dolce

una donna all’avanguardia

se il termine non fosse mutuato dal linguaggio militare

una outsider

ha sgrezzato molte e molti di noi 

col sorriso delle piccole grandi cose 

con la sincerità che le era propria

con 

quel pregherò per te

dei momenti complicati

con un cuore grande …

nei suoi occhi

nelle sue mani

la bellezza.

Nel porgerti  

le sue rose:

le più belle della città 

Sofija, prodavačica ruža

ciao Bella,

Bella ciao

dovunque tu sia 

abbi cura di te!

zauvek

Lačò Drom Sofija,

dragi moji prodavačica ruža

Silvia, forse un giorno gagì engagée

06
Ago
23

Camminata per la Pace e il disarmo. 6-12 agosto 2023

Parte oggi la Camminata per la Pace e il disarmo 2023.

Da Maresca a Sant’Anna di Stazzema.

Il percorso è fatto di cammino, visite ai luoghi della storia e della memoria collettivi, incontri pubblici, riflessioni e contributi dei partecipanti, di alcuni membri del Collettivo di Fabbrica della ex GN di Campi Bisenzio, di professori universitari, di storici, di giornalisti.

Oggi alle 16:30, a Maresca, l’incontro La democrazia della partecipazione col Professor Leonard Mazzone dell’Università di Firenze.

Esperienze di autogoverno delle Repubbliche partigiane con lo storico Mirco Carrattieri.

Lunedì 7 agosto la camminata inizia con la tappa Maresca – Cutigliano.

Martedi 8 agosto la tappa è da Riolunato al Passo delle cento croci.

Mercoledì 9 agosto dal Passo delle cento croci a Montefiorino. A Montefiorino giovedì 10 agosto visita del Museo e approfondimento storico della città e del territorio della Repubblica partigiana di Montefiorino.

Visita di Monchio, luogo di strage nazifascista e Parco della Resistenza di Monte Santa Giulia.

Venerdì 11 agosto camminata da Valdicastello a Sant’Anna di Stazzema. Alle 21:30 la consueta fiaccolata al Sacrario di Sant’Anna di Stazzema.

Sabato 12 agosto a Sant’Anna di Stazzema.

Il programma è toccante, come sempre. Di grande significato per storia, memoria e attualità.

In silenzio fino alla Vaccareccia. In memoria delle bambine, dei bambini e delle donne trucidati dai nazisti. Col richiamo di chi è lasciato affogare del Mediterraneo. Conduce il giornalista Lorenzo Guadagnucci.

Alle 10:00 le camminatrici e i camminatori parteciperanno alla Cerimonia ufficiale per l’eccidio di Sant’Anna di Stazzema.

Alle 15:00. Cercare una via per la Pace. Subito. Il ruolo delle città. Confronti per un movimento internazionale per il cessate il fuoco in Ucraina e l’inizio di trattative. contributi del Professor Emerito dell’Università di Firenze Mario Primicerio, Lorenzo Guadagnucci giornalista e Simone Silani codirettore della rivista Testimonianze.

Alle 18:30. Fine del Cammino comune. Saluti

PROGRAMMA DEFINITIVO

Perché camminare è un’azione politica nonviolenta.

Buona camminata a tutte e a tutti. Con stima e riconoscenza.

Silvia Berruto, antifascista

26
Gen
23

27 gennaio 2023. Il giorno della Memoria secondo il progetto culturale Collettivamente Memoria XVma edizione

06
Ago
22

In cammino per la Pace e il disarmo

E’ partita mezz’ora fa la marcia per la Pace e il disarmo.

Organizzata da ANPI Peretola, ANPI Montagna Pistoiese e ANPI Circolo Pertini.

Perché camminare è un’azione politica nonviolenta applicata.

Buona camminata a tutte e a tutti.

Con stima e riconoscenza,

Silvia Berruto, antifascista

24
Lug
22

Tornare a Genova dopo 21 anni da TESTIMONI

«Torniamo a Genova perché non abbiamo dimenticato nulla».

TESTIMONI di «una storia che continua e non si è fermata» nei giorni del luglio 2001 ha scritto Lorenzo Guadagnucci nel suo articolo “Torniamo a Genova 21 anni dopo, perché abbiamo un discorso aperto con il futuro”

«TESTIMONI e non reduci come ci pensa tutta l’opinione pubblica più distratta che è quella più diffusa presente nei media, per esempio, per cui c’è l’idea che Genova sia un capitolo chiuso: una storia del passato che non ha niente da dirci. Questa è l’opinione corrente.

Io non credo questo.
Credo che Genova sia stato un passaggio drammatico perché ha stroncato un movimento affrontandolo con la forza invece che con gli strumenti della cultura e della politica ma che sia un punto di riferimento per chi oggi continua a pensare che il mondo, cosi come lo vediamo, sia ingiusto, non accettabile, che non abbia futuro e si dà da fare per cambiarlo.

L’esperienza di Genova per tutta questa gente, per chi c’era ma anche per chi non c’era, per chi è venuto dopo, Genova (GENOVA G8, 20-21-22 luglio 2001,ndr) è un punto di riferimento sotto vari aspetti.

In questo senso chi c’era testimonia, ricorda, non accetta questa idea che sia una pagina chiusa, non accetta questa idea rimozione che il mondo mediatico e politico vorrebbero».

È ormai un appuntamento politico-culturale consolidato per scambiare e condividere, con Lorenzo Guadagnucci, ogni anno, a luglio, criticità e prospettive di quella storia che non si è fermata.
Per ricordare insieme e per fare il punto della situazione: anche e soprattutto dalla parte dell’attivismo costruttivo che connota chi lotta per un mondo diverso e possibile.

SB _ La storia di Genova continua … Da 21 anni i testimoni ritornano ogni anno …

LG _ … “il movimento globale aveva una visione piuttosto chiara, argomentata delle cose, che metteva in discussione addirittura il modello di sviluppo, come sappiamo.

Quindi non era una semplice contestazione, una protesta politica generica.
Era qualcosa di più largo, di più profondo ed è qualcosa che rimane.
Quella visione è portata avanti da tantissime realtà in giro per il mondo: c’è una CONTINUITA’ in questo senso.
Nel frattempo tante cose sono cambiate. Sia nei soggetti che formano questo movimento che si è un po’ sfrangiato, ha trovato meno movimenti di unità, però continua a portare questa critica e questa sperimentazione di altre forme di vita.

Il fatto che ci siano delle persone che c’erano allora, che continuano a esserci a Genova il 20 e il 21 luglio per questo anniversario, per me è un po’ appunto un segnalare che c’è UNA STORIA, che c’è una profondità storica in quello che sta succedendo intorno a noi.

Il contesto globale che contestavamo allora è peggiorato.

Il movimento – «Eravamo tanti, venivamo da tutto il mondo e formavamo un movimento che non nascondeva le proprie ambizioni: cambiare senso all’ordine delle cose; accantonare il neoliberismo e il mito della crescita infinita; mettere al centro le persone e il resto dei viventi; riprendere il filo di un discorso antico attorno al tema dell’uguaglianza fra le persone; costruire un sistema equo e civile di cooperazione fra Stati. E molto altro» – è stato una Cassandra purtroppo. Ha finito per svolgere questo ruolo.
Ha detto cosa stava accadendo e ha suggerito delle vie per avviare un cambiamento. Quelle vie sono state rifiutate, sono state annegate nel sangue.
Però poi quella che era una diagnosi si è dimostrata più che veritiera.

Ha un senso perché dà una profondità storica e ricorda come è andata quella volta, perché è un precedente molto importante e molto grave per tanti aspetti e quindi, siccome è tutta una questione circondata da un clima di omertà, di omissioni, di rimozione, credo che sia importante combattere questo tentativo di occultare questa parte storico-politica così significativa».

SB _ « Hai parlato di ILLEGALITÀ’ DI STATO…».

LG _ «È la storia del G8 di Genova.
C’è stata una quantità di illegalità di Stato assolutamente impressionante nell’arco di tre giorni: ci sono state violazioni di un numero veramente enorme di articoli della Costituzione, del Codice Penale, delle regole anche professionali che disciplinano il lavoro dei corpi di polizia.

Le torture praticate per più giorni su centinaia di persone e violazioni di diritti fondamentali
oltre alle violenze fisiche fatte per le strade di Genova, nelle caserme, nelle scuole.

È un sistema di illegalità di Stato che abbiamo vissuto per più giorni che è stato attuato da tutte le forze dell’ordine, coinvolgendo un numero di agenti enorme, con il coinvolgimento dei loro dirigenti, con la copertura del potere politico. Quindi certo che è stata un’illegalità di Stato.
Non rinnegata, fra l’altro.

È stata in qualche modo corretta, se vogliamo, da un altro corpo dello Stato, la magistratura che ha parzialmente esercitato la sua funzione di verifica dei comportamenti di questi funzionari dello Stato
ma è stato tutto lì, diciamo.

Dall’interno di quei corpi non è mai venuto un segnale di consapevolezza, di rigetto di quelle condotte.

Il potere politico meno che mai. Si è rifiutato sempre di affrontare questo argomento, di riconoscere la realtà dei fatti, molto vigliaccamente direi, e in maniera trasversale tra le forze politiche.

E quindi il bilancio è chiaramente è questo: un’illegalità di Stato, protratta per più giorni, confermata nel tempo.

Il precedente, da questo punto di vista, è molto inquietante perché il messaggio che arriva è: è successo, non l’abbiamo rinnegato e quindi questo è il nostro biglietto da visita».

In totale dissenso,

Silvia Berruto
© Riproduzione riservata

18
Lug
21

A Genova da Sant’Anna di Stazzema a piedi.IL CAMMINO come AZIONE POLITICA. Secondo Lorenzo Guadagnucci

Nel ventennale del G8 di Genova 2001

A Genova da Sant’Anna di Stazzema a piedi.

IL CAMMINO come AZIONE POLITICA. 

Lorenzo Guadagnucci è un camminatore ‘politico’.

È in cammino da Sant’Anna di Stazzema a Genova per il ventennale del G8 di Genova del 2001.

Lo raggiungo al telefono.

SB_Perché camminare? Qual è il senso del cammino?

LG_ Il senso del cammino, dal punto di vista personale, è un modo per testimoniare con più forza, col corpo, con la fatica, il fatto di credere in quello che si fa.

È una forma di affermazione anche dei propri convincimenti per se stessi» e per chi è esterno.

«C’è anche un valore comunicativo verso l’esterno».

Il cammino è più forte delle sole parole.

«Per me camminare è questo ha un valore politico».

I due luoghi sono due luoghi simbolo della storia d’Italia, sono molto diversi fra loro, a tanti anni di distanza.

Durante la seconda guerra mondiale, una strage di innocenti.

Genova tutt’altro perché comunque non era una situazione di guerra. 

C’è stato un morto. Comunque uno di troppo e però in un contesto completamente diverso, con fatti completamente diversi.

Però qualcosa che li accomuna c’è nel senso che il tema che cogliamo in questo cammino da Sant’Anna intanto ovviamente è il richiamo all’antifascismo, all’esperienza della guerra e quindi anche la denuncia di che cos’è realmente la guerra: è sempre una guerra contro i civili.

Ci sono sempre delle Sant’Anna quando c’è una guerra.

E d’altra parte Sant’Anna è, anche, per come è avvenuta,  il luogo dove furono trucidate delle persone con disinvoltura, anche con modalità negative.

Hanno sempre dato l’idea gli autori dei questi massacri di non aver nessun riguardo per la vita umana.

E perché evidentemente quelle vite non contavano nulla, erano vite meno che umane. 

E partiamo da questo senso, da questo messaggio che ci viene da Sant’Anna e noi ci accorgiamo che anche nella vita di oggi ci sono vite che vengono annientate senza rimorso, con disinvoltura.

È un sistema del quale in qualche modo siamo complici, perché ne facciamo parte, perché non riusciamo a venirne fuori, a combatterlo abbastanza.

E comunque lo vogliamo perlomeno denunciare.

E, per esempio, i morti del Mediterraneo per causa nostra, dell’Europa, della nostre politiche – le cosiddette politiche sull’emigrazione – producono morti, producono violenza.

Sono scelte, non sono incidenti o fatalità. 

Si decide di fare così.

Anche recentemente è stato acclamato e indicato come un grande esempio di guida politica l’incontro fra Merkel e Draghi, di qualche settimana fa, che hanno confermato accordi con la Turchia, ne hanno previsti altri con la Libia, col Mali, sembra.

E tutto questo è frutto di un programma di sviluppo, di un sistema economico-politico. A Genova nel 2001 fu denunciato.

Fu anche denunciata con forza, anche con una manifestazione pacifica, il 19 luglio 2001 la questione dell’emigrazione come una questione centrale del nostro tempo.

E quell’esperienza fu soffocata anche lì con la violenza, violenza anche mortale nel caso di Giuliani».

Senza dimenticare LA TORTURA.

«Quindi il nesso c’è.

Sono due momenti importanti della storia d’Italia che ci possono servire come guida, un’ulteriore sollecitazione a cercare una strada diversa da quella che stiamo percorrendo.

In questo cammino portiamo questo contributo. Un messaggio, se vogliamo, di profondità storica che va oltre il 2001. 

Per quello che c’è da testimoniare in questo cammino.

SB_ Chi è l’organizzatore del cammino che si svolge da Sant’Anna di Stazzema dal 1° al 18 luglio? 

LG_ Repubblica Nomade che fa parte della rete di associazioni che ha organizzato le iniziative che ci saranno a Genova da domenica in poi (dal 18 luglio in poi, ndr).

Per quattro giorni ci saranno iniziative dalla mattina alla sera a Genova, nel ventennale.

Repubblica Nomade fa parte di questa rete di associazioni quindi il messaggio che porta Repubblica Nomade in qualche modo è condiviso, fatto proprio da questa rete che dà anche un contributo anche di modalità di intervento.

Se camminare è un’azione politica, questa è un’azione politica di intervento per il ventennale.

SB_ Oltre che un altro mondo è possibile del 2011, ora un altro mondo è necessario. (Mi riferisco alla nuova edizione che Lorenzo ha scritto con Vittorio Agnoletto, in libreria il 24 giugno scorso).

Qual è la forza di questo aggiornamento?

LG_ È materiale nuovo – per circa un terzo del libro – corposo perché da u lato abbiamo ricostruito nel libro tutte le inchieste, tutti i processi del G8.

Nel 2011 quando usci la prima versione non c’erano ancora state le sentenze di Cassazione e nemmeno le sentenze della Corte europea dei diritti umani e i vari diritti conseguenti ad esempio la sorte toccata ai condannati.

Questa parte nuova permette di ricostruire, come meglio abbiamo potuto, anche tutto l’iter giudiziario di questa lunga vicenda.

C’è un capitolo introduttivo, completamente nuovo, che cerca di collocare l’inchiesta di Genova nel presente. Ed è un aggiornamento che tocca l’analisi dei movimenti. Negli ultimi dieci anni molte cose sono cambiate molti sviluppi si sono evoluti.

Quindi cerchiamo di ripercorrere quelle esperienze e di collocarle nell’oggi sempre ponendoci la domanda del senso di marcia: se Genova è una pagina chiusa se invece Genova ha un’eredità utile, se è un’esperienza che studiare e conoscere può essere importante. 

Facciamo un po’ di riflessioni su questi temi.

SB_ Riflessioni e domande retoriche. Per Voi certo che ha senso.

LG_ Certo per noi ha senso. Ci sono sicuramente dei fili che legano quell’esperienza a oggi. Da un lato perché il movimento per molti, come si diceva allora, è stato una Cassandra che ha preconizzato alcuni disastri che poi si sono avverati: il crac finanziario del 2008 era già nelle parole di Genova, l’aggravarsi delle crisi climatica perché di crisi climatiche si parlava già a Genova con molte testimonianze da paesi che già stavano sperimentando sulla propria pelle e anche il discorso sulle diseguaglianze.

E d’altra parte alcune delle proposte e delle visioni che nel 2001 erano proprie di quel movimento conservano una loro attualità: pensiamo all’idea dei BENI COMUNI come alternativa alla privatizzazione di tutto. 

Pensiamo alla questione dell’ACCESSO DEI FARMACI che era uno dei temi importanti di Genova sia per l’attenzione che portava ai sud del mondo – c’era tutta l’esperienza delle Ong ma anche dei missionari – che nelle aree più povere del pianeta vedono gli effetti di un sistema che, come dire, ha mercificato anche la salute. Ha affidato la cura e le medicine al mercato, alle grandi aziende, alle multinazionali del farmaco.

C’era all’epoca la questione dell’AIDS, dei BREVETTI SUI FARMACI. 

Ci fu il famoso gesto di Nelson Mandela in Sud Africa.

(Nel 1997 nel suo Medicines Act, la legge permetteva al suo paese di produrre farmaci generici senza pagare brevetto o di importarli da paesi che li vendevano a prezzi più bassi.

Farmaci intesi come BENI COMUNI, ndr).

Una scelta che il movimento fece propria.

Oggi siamo in una situazione del genere con la questione della pandemia. con la gestione dei vaccini, con una risposta parziale a un tema che è globale.

Lo scenario è cambiato, gli interlocutori sono diversi, oggi il G8 non ha l’importanza simbolica che aveva allora. Oggi c’è un G20 che forse è l’equivalente del G8 di allora.

Lo scenario è cambiato.

Soprattutto la crisi climatica si è aggravata.

Il punto è questo capire quali sono i fili, vedere cosa c’è di vivo nella società. 

L’ipotesi è che i nuovi movimenti sappiano cogliere l’eredità migliore di Genova, oltre alla qualità delle analisi e delle proposte era anche quel miracolo che ci fu di tante esperienze dove ciascuno è impegnato in un proprio ambito, in maniera specializzata, competente, che però capirono tutte insieme di doversi unire per avere obiettivi politici più grandi.

Noi oggi abbiamo obiettivi politici addirittura enormi. Abbiamo sistemi politici, comprese le democrazie del tutto inadeguate ad affrontare questi problemi e quindi servirebbe un movimento globale nuovo capace di introdurre un punto di vista radicalmente diverso. 

Questo sarebbe il tempo delle scelte radicali, dei cambiamenti radicali. Non degli aggiustamenti.

Questo è il quadro ed è tutto da vedere se questo sia possibile.

IL PROGRAMMA

Silvia Berruto

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27
Giu
21

25 giugno 1946 – 25 giugno 2021. 75 anni. E’ viva la Costituzione

Italy, Lombardia, Brescia 25 giugno 2021, Piazza Vittoria

Estratto dall’articolo originale

Nel 75mo anniversario della prima seduta dell’Assemblea Costituente, si è svolta a Brescia, venerdì 25 giugno 2021, la manifestazione denominata E’ viva la Costituzione. A coronamento di un percorso realizzato da Manifesto Costituente – gruppo informale di circa 50 associazioni del territorio bresciano – ri-unitesi attorno alla Costituzione della Repubblica Italiana. Nel segno dell’antifascismo, per ribadirne l’attualità, sollecitarne l’attuazione completa e, il 25 giugno, per celebrarne il portato culturale, politico e sociale. 

Infatti c’è distanza fra quanto proposto dal dettato costituzionale e la realtà in termini di diritti, lavoro, libertà e cittadinanza, come si legge sulla locandina di invito alla manifestazione a cura di Manifesto Costituente.

L’idea di Manifesto Costituente è di Laura Forcella, attiva nella Commissione Scuola ANPI Dolores Abbiati di Brescia, supportata inizialmente dal suo Presidente il Professore Romano Colombini e da tutta la Commissione Scuola.

Forcella ha lanciato con grande energia, professionalità e capacità di promuovere aggregazione, un lavoro di rete durato 8 mesi culminato nella manifestazione del 25 giugno. 

« L’idea è nata in Commissione Scuola nel momento più nero della pandemia, quando si pensava, da una parte, che tutto dovesse cambiare e, dall’altra, si temeva che, in realtà, questa necessità di cambiamento non fosse colta e che si potesse pericolosamente continuare come prima … quello che sta succedendo …

L’idea è stata di ricominciare a parlare di politica, proprio dal basso, per ritrovare il gusto del confronto, per immaginare un futuro che forse non è così lontano da quello che i padri e le madri costituenti avevano scritto nella Costituzione.

L’idea è che nella Costituzione è già scritto un modello di Italia che, purtroppo, non c’è ancora.

E quindi possiamo pensare di trasformarci, a partire da questo testo che non è per nulla un testo del passato ma è un testo che ci indica il futuro».

Laura ricordala facilità dell’operazione: ovvero quando la commissione scuola ha inviato la lettera in cui chiedeva l’adesione al progetto, tantissime associazioni hanno aderito subito.

«Perché probabilmente c’erano due bisogni.

Uno: quello di aggregarsi, per superare la solitudine e l’isolamento … e quindi la rete: quindi costruire rete.

Due: quello di trovare un punto di aggregazione che era la Costituzione.

… 

Qualcosa che già c’è e che non è abbastanza raccontato.

[… ] 

Noi abbiamo una storia d’orgoglio … che ci raccontiamo poco» conclude Laura Forcella.

Ospite d’eccezione della manifestazione è stata Luciana Castellina, politica, giornalista, scrittrice, una delle fondatrici de «Il Manifesto» parlamentare comunista e eurodeputata, classe 1929.

Castellina ha tenuto una splendida lectio magistralis sulla Costituzione della Repubblica Italiana: sul suo significato storico, politico, culturale e sociale.

Un contributo tutto da ascoltare che è riduttivo sintetizzare.

«La nostra Costituzione del resto è così speciale perché nata da una battaglia. 

Non tutte le costituzioni sono nate da una lotta così vicina come è stata quella che ha portato alla stesura della nostra Costituzione.

È stata una battaglia molto anomala.

in Italia c’è stata una cosa molto diversa rispetto agli altri paesi. Negli altri paesi come la Francia, la Danimarca, il Belgio, l’Olanda si trattava di reinsediare uno stato legittimo democratico che era stato spodestato.

Da noi non c’era questo …

Il nostro stesso stato aveva prodotto il fascismo.

I volontari per la Resistenza – talvolta ci penso e ancora non ci credo – sono stati dei ragazzi che uscivano dalla guerra, o che dovevano scappare da un reclutamento forzato, di nuovo nella guerra, che sono andati in montagna senza avere alle spalle nessuna legittimazione, nessuno che li coprisse, nessuno che li garantisse che, con il loro prendere le armi, e rivoltarsi e ribellarsi, avrebbero, in qualche modo, trovato un appoggio, una legittimazione.

È stato un vero assalto al cielo!

Quei ragazzi che sono andati in montagna non sapevano neanche che cosa potesse essere uno stato democratico perché non l’avevano mai visto. 

Molti di loro uscivano dalle organizzazioni giovanili fasciste e avevano maturato un’opposizione soltanto durante la guerra e per via della guerra …

Ci vuole un bel coraggio a fare quello che hanno fatto!

Questo dato specifico dell’Italia tendiamo a diminuirlo.

E un’altra cosa che non sottolineiamo abbastanza è che la Resistenza è stata certo l’elemento militare importantissimo e decisivo. Ma c’è stato un altro fattore molto particolare e molto importante, soprattuto se pensiamo poi a quello che ha partorito, cioè la Costituzione».

Castellina cita allora lo storico Roberto Battaglia e la sua definizione di società partigiana.

«Per società partigiana voleva indicare una pezzo della società civile, molto largo, che ha partecipato non con le armi alla Resistenza ma che ha costruito, via via nella Resistenza, una nuova immagine di come doveva essere fatto uno stato.

Attraverso la pratica della solidarietà, della ricostituzione della comunità che è solidale, del riconoscimento dell’altro, dell’aiuto reciproco. Attraverso, come li definì Clamandrei, con una bella frase, questi piccoli gesti della vita quotidiana hanno ricostruito le basi della democrazia. E l’hanno fatto con una partecipazione delle donne, dei vecchi dei bambini ognuno ha fatto qualche cosa.

Aprendo le proprie case a chi scappava, a chi aveva bisogno di mangiare, a chi doveva nascondersi, spartendo il proprio pane con chi ne aveva bisogno.

È in quegli anni che si è pensata la Costituzione che si è fatta poi nel 1948.

È stata costruita dall’esperienza, non da un disegno astratto o teorico, ideologico. È nata dall’esperienza.

E una delle cose più straordinarie è la partecipazione delle donne.

[…]

Le donne hanno un ruolo fondamentale, non solo come staffette. Moltissimo lo hanno avuto – erano comunque un pezzo dell’azione militare –  ma nella vita quotidiana.

Ed è per questo, badate, che la nostra Costituzione è stata così. 

La Costituzione è stata così perché nasceva da un’esperienza collettiva da quella che Battaglia ha definito società partigiana.

Per questo la Costituzione è così avanzata.

[…]

Sappiamo che la Costituzione non è ancora messa al riparo di assalto continui di cui è vittima nel tentativo di stravolgerne il significato.

Gli assalti sono continui.

Siamo sempre alle prese con un referendum che ha l’obiettivo di svuotare un pezzo del suo significato.

Con la scusa peggiore che c’è che è quella di dire che si è più efficienti se si discute meno».

[…]

«Oggi siamo alle prese, credo, con qualche cosa che è più grave: l’erosione della democrazia».

Il mònito di Castellina a tutti noi è di stare attenti allo svuotamento della democrazia.

«Se non ci sono le forme organizzate di partecipazione e deliberazione dei cittadini, se non c’è la soggettività che rende i cittadini soggetti anziché sudditi … non ce ne facciamo niente!

Il nostro problema oggi è come cerchiamo di dare contenuti a questa democrazia sennò non riusciremo a mantenere, a difendere, la Costituzione.

Oggi siamo di fronte dunque anche noi ad una necessità d’un assalto al cielo.

Dobbiamo reinventarci il modo di essere della democrazia. Non certo per ridurre quella rappresentativa della nostra Costituzione.

Dobbiamo reinventarci nuove forme di democrazia organizzata che riportino la gente a partecipare.

Siamo di fronte a una reinvenzione necessaria, ad avere la FORZA e la FANTASIA di reinventarci il modo in cui noi viviamo.

[…]

Dobbiamo ritornare ad una situazione in cui ognuno di noi si sente responsabile!».               

Silvia Berruto, antifascista

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