Archivio per marzo 2018
sabato 24 marzo 2018 _ ore 13:24
compagne e compagni d’Italia
l’Italia s’è destra …
la lotta continua …
le Resistenze … anche
Con viva e vibrante dis-approvazione, Silvia Berruto antifascista
Italy_ Aosta Valley _ Aosta
Dedicato ai lettori di Transcend Media Service
HAIKU FOR NANNI (Salio) _ 4 febbraio 2017
A little tribute for Nanni
Pubblicato anche sulla newsletter del centro studi Sereno Regis di Torino n.11/2018 del 23.03.2018
Silvia Berruto
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Tra poco, alle 11.00, a Torino inizierà l’omaggio a Nanni (Giovanni) Salio.
In sintonia e in empatia con tutte e con tutti coloro che parteciperanno contemplerò da Aosta le montagne che si stagliano davanti ai miei occhi.
Per celebrare Nanni e la montagna che lui ha tanto amato.
Una visione “alta” per abbattere tutte le lontananze tra cui vi è anche la sua, certo solo fisica: per significare che nessun luogo è lontano.
Contrariamente alla segnalazione fatta al comune di Torino circa la mia presenza oggi all’istituto Niccolò Tommaseo e alla cerimonia di scoprimento di una targa ai giardini Cavour è necessario che oggi io mi fermi.
Rientrata l’altro ieri ad Aosta, domani riparto.
Sono stanca.
Fermarsi.
Per creare quella sorta di ambiente adatto per la pratica cosciente dell’attenzione che sola può creare spazi di pace nei nostri cuori. Per avere un contatto migliore con le nostre emozioni e per imparare ad accettarle.
Mi fermerò tra qualche minuto, in contemplazione delle montagne, praticherò la meditazione camminata e la respirazione consapevole.
Per unirmi a tutte e a tutti coloro che saranno insieme nella cerimonia collettiva a Torino e in ogni parte in cui c’è compassione e condivisione laiche e non solo.
Per sentire e per vivere quella compresenza capitiniana in cui credo e in cui Nanni ha creduto.
Con tutta la forza che posso.
Silvia, Aosta 22 marzo 2018, ore 10:51
HAIKU FOR NANNI (Salio) _ 4 febbraio 2017
A little tribute for Nanni
Segnalazione ricevuta da Enrico Peyretti. Riposto qui per la riflessione collettiva. Grazie a Claudio.
Circostanze umanitarie eccezionali
di Claudio Geymonat
16 marzo 2018 Riforma.it
Storie di ordinaria disumanità, con lieto fine (per ora)
Sabato 10 marzo, notte. Fra Claviere, ultimo comune italiano, e Monginevro, primo paese in terra francese, la temperatura è gelida.
In questa fetta di alta Val Susa da mesi, specie nel periodo invernale, ronde di volontari percorrono le strade che portano al confine nel tentativo di aiutare, soccorrere, consigliare, dissuadere, trasportare, le decine di donne e uomini che di continuo, al ritmo di 20-30 al giorno, arrivano fin quassù nel tentativo di proseguire il loro viaggio verso la Francia, l’Inghilterra o altrove. Il loro viaggio dura da mesi, anni, avviato sotto il sole africano e giunto ora fra le nevi delle Alpi.
Dopo tanto peregrinare la meta pare così vicina, e le montagne, dopo l’arsura del deserto e l’incubo del mare aperto, paiono ostacolo di poco conto. Specie per chi non le conosce. I tanti volontari delle associazioni che qui stanno operando sanno invece bene invece cosa voglia dire avventurarsi, soprattutto di notte, fra mulattiere e sentieri. Metri di neve, rischio slavine, congelamenti assicurati.
Benoît Ducos e Joël Pruvost, due volontari del gruppo “Refuge solidaire” si imbattono in una famiglia a piedi in mezzo alla tormenta di pioggia e neve. Padre, madre incinta, due bambini di 2 e 4 anni e due valigie, marciano talmente piano da sembrar fermi. La donna è completamente esausta, in stato di choc, il thermos con il tè caldo e le coperte offerte non sono sufficienti. Parlando con i due uomini scoprono che la ragazza è incinta all’ottavo mese e mezzo. La decisione è immediata e logica: portarla all’ospedale più vicino, 12 km più a valle, a Briançon. Benoît li carica tutti in auto e si invola. Dopo pochi minuti il dolore si fa insopportabile, sono iniziate le contrazioni.
Alle porte di Briançon un posto di blocco delle forze dell’ordine ferma la vettura. Inizia ora un’ennesima storia di umanità sospesa. Ovviamente la famiglia è irregolare, i documenti non ci sono, e Benoît è sottoposto a un fuoco di fila di domande. Accusato di trasportare illegalmente dei migranti, a nulla servono le sue grida, i lamenti della donna e il pianto dei bambini. L’ospedale è a meno di 1 km, i militari non credono la situazione sia grave.
Dopo un’ora di trattative vengono chiamati i vigili del fuoco: sono loro a prendersi carico della donna e a portarla all’ospedale. Tutti gli altri finiscono in caserma. Benoît ne esce con una richiesta di comparizione negli uffici della polizia doganale fissata per mercoledì 14 marzo, il papà e i due bambini vengono caricati su un furgoncino pronto a riportarli in Italia.
Ma i medici telefonano dall’ospedale: con taglio cesareo d’urgenza è nato un maschietto e ora i dottori urlano nella cornetta di concedere il ricongiungimento. La polizia cede, la famiglia è riunita, per ora in Francia. Benoît mercoledì ha ricevuto una notifica di avvio provvedimento. Rischia fino a un massimo di 5 anni di prigione e 30 mila euro di multa per trasporto di clandestini oltre confine.
Cristo si è fermato anche qui, in questo lembo di Europa in cui i diritti elementari paiono sospesi.
La notizia ha fatto molto scalpore in Francia e ha trovato poco spazio sui nostri giornali, già impegnati a fiutare il nuovo corso politico, che in materia di flussi migratori promette una sterzata. Sterzata che Parigi ha già avviato, con un inasprimento della legge di asilo che rende ancora più complicato l’accesso allo status di rifugiato su suolo francese.
Ora, c’è un punto che amministratori e decisori paiono non voler comprendere. Da luglio 2017 almeno 3 mila persone sono passate da questi sentieri fra Bardonecchia e Monginevro. Senza l’aiuto costante, incessante, coordinato e efficiente di centinaia di persone certamente avremmo già dovuto piangere vari morti. Senza il loro agire fra queste montagne riempite dai turisti in estate e in inverno sarebbero già sbocciati campi profughi, accampamenti di tende e bivacchi.
E’ il vero incubo dei sindaci di questi luoghi: rivedere le scene che la televisione ci invia dal confine fra Liguria e Francia. Con la bella stagione i flussi aumenteranno: quanto dovranno ancora temere semplici cittadini, credenti e non credenti, per aver aiutato il prossimo? Donne e uomini agiscono laddove gli Stati non riescono a offrire una risposta seria, e sono costretti ad agire nell’anonimato, a muoversi come novelli partigiani per non rischiare di venire fermati e incriminati per aver prestato soccorso.
Reato d’umanità viene definito con una felice espressione.
Il rafforzamento dei controlli a Ventimiglia ha fatto mutare i percorsi di chi arriva al nord. Non mancano reti di trafficanti che suggeriscono le nuove rotte, senza certo preoccuparsi di raccontare cosa voglia dire arrivare a quasi due mila metri in inverno, un inverno gelido come questo poi. L’umanità mostra tutte le sue facce dunque: c’è chi approfitta della disperazione, ci sono tantissimi indifferenti, c’è chi non si arrende a tanto assurdo dolore, c’è chi si nasconde dietro i totem delle leggi. Resta il fatto oggettivo che, chi arriva qui, chi arriva a Calais, a Ventimiglia o su qualche altro confine della nostra Europa, avrebbe bisogno di ben altro: di tempi certi, di procedure chiare, di alloggiamenti d’emergenza, di accoglienza seria.
# in my name,
anche nel mio nome
silvia berruto
Dal 4 marzo 2018 Elisa Tripodi è la prima donna parlamentare della storia della valle d’Aosta.
Da mondi lontanissimi, la sottoscritta, lontanissima dalle istanze, dai contenuti e dalla mission del Movimento 5 stelle,
auguro ad Elisa,
donna,
con-cittadina
di Aosta, città in cui non sono nata, dove ho la residenza da 55 anni e 5 mesi, da cui me ne voglio andare al più presto possibile,
DEPUTATA valdostana,
buon lavoro.
Con rispetto,
Silvia
Shalom Salam Pace
il video ufficiale del movimento Women Wage Peace presenta la cantante israeliana Yael Deckelbaum che canta la canzone Prayer of the Mothers (la preghiera delle madri) insieme a donne e madri di tutte le religioni.
In marcia anche Laymah Gbowee, la donna liberiana premiata con il Nobel per la pace nel 2011.
In Israele, nell’ottobre 2016, circa 4000 donne ebree, musulmane e cristiane hanno camminatinsieme per la PACE dal nord di Israele a Gerusalemme.
Donne, non credenti alle quali appartengo, insieme a uomini non credenti – credo arrogantemente e sinceramente che la religione sia l’oppio dei popoli – sappiano ascoltare, e meravigliarsi, della bellezza e del portato di pensieri e di credo altri.
come non condividere empaticamente e progettualmente questo inno ?
“Non svalutare nessuno
salva ogni persona nel tuo cuore
perché un giorno potresti ricordarti
e percepire che hai perso un diamante
quando eri troppo occupato a raccogliere pietre.
Spedisci questo abbraccio a tutti quelli che non vuoi più perdere,
conservandoli per sempre in cuor tuo! “
Da non credente mi inchino alla bellezza e alla forza di questa marcia e ringrazio.
La determinazione, la forza e la persuasione di questa marcia sono un mònito per me.