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Il naufragio della Summer Love a Steccato di Cutro. Una tragedia pre-annunciata.

[…]

″Crediamo sia necessario, innanzitutto, fermare l’ipocrisia di fingere che il motivo principale delle tragedie nel mar Mediterraneo non sia nelle politiche di chiusura delle frontiere e di esternalizzazione dei confini e del diritto di asilo, ma nei trafficanti di uomini e donne; così volutamente si confondono cause ed effetti anche di quest’ultima strage perché è evidente che il traffico di esseri umani è la conseguenza della impossibilità di esercitare la libertà di movimento delle persone.

Appare urgente infatti prevedere al più presto nuove norme che consentano a chiunque ne abbia la necessità e i requisiti un ingresso regolare e sicuro in Italia mediante procedure semplici e veloci di rilascio di visti d’ingresso per richiesta di asilo o per ricerca di lavoro.

Sappiamo, inoltre, che le autorità italiane ed europee, anche attraverso l’Agenzia europea della guardia di frontiera Frontex erano a conoscenza della situazione di difficoltà dell’imbarcazione circa 24 ore prima del naufragio e non sono intervenute tempestivamente. Risulta perciò necessario allora assumere i consequenziali provvedimenti ed indagare nelle opportune sedi affinché siano accertate le reali dinamiche dell’evento e siano individuati gli eventuali soggetti responsabili del mancato intervento in soccorso″.

Così afferma ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione lunedì 27 febbraio 2023, il giorno dopo il naufragio dell’imbarcazione Summer Love a Steccato di Cutro, Crotone (KR), Calabria, Italia.

71 le vittime finora accertate.

79 i superstiti. Non tutti identificati.

Il numero dei dispersi è ancora imprecisato.

Le persone imbarcate si stima fossero 180.

Vite spezzate che dovevano (e potevano) essere salvate.

Da un soccorso.

Non effettuato.

Ma il diritto del mare non è prevalente e dirimente?

L’imbarcazione Summer Love era stata avvistata da un velivolo di Frontex alle 22,30 di sabato 25 febbraio. Le rilevazioni termiche attestavano che a bordo c’erano molte persone ma non in situazione di pericolo conclamato.

La richiesta di soccorso è avvenuta alle 4:10 di domenica.

Il salvataggio doveva essere fatto dall’Italia, come da posizione ufficiale di Frontex.

Le procedure per il recupero in sicurezza delle persone imbarcate — operazione di ricerca e soccorso — spettano, secondo le norme internazionali, alle autorità nazionali.

Frontex ha inviato la segnalazione a Icc — International coordination center — che si occupa del law enforcement (operazioni di polizia) di cui fa parte anche la Guardia di Finanza.

La Centrale operativa della Guardia costiera ricevette la segnalazione che riferiva di una unità che navigava regolarmente e in buone condizioni di galleggiabilità.

La Guardia costiera non interviene.

Non è stato attivato il SAR (ricerca e salvataggio, ‘Search and Rescue’, ndr) il soccorso in mare — che avrebbe fatto partire apposite imbarcazioni della Guardia costiera, le Classi 300, motovedette concepite per la ricerca e per il soccorso d’altura.

Sono inaffondabili e autoraddrizzanti e possono operare in condizioni meteomarine proibitive.

La Guardia di Finanza è salpata con una vedetta e un pattugliatore che non sono riusciti a raggiungere il target/l’imbarcazione e sono rientrate.

Allora hanno attivato il dispositivo di ricerca a terra.

A metà notte si aspettava che il barcone si arenasse (???) da qualche parte.

E’ stato così.

A pochi metri dalla spiaggia di Steccato di Cutro.

In conclusione si sarebbe trattato di un’operazione di polizia: non di soccorso.

Il procuratore di Crotone, Giuseppe Capoccia, sta lavorando alla ricostruzione della filiera dei soccorsi.

Non ci sarebbero indagini in corso per il reato di omesso soccorso.

Io non partirei se fossi disperato perché sono stato educato alla responsabilità di non chiedermi cosa devo chiedere io al luogo in cui vivo ma cosa posso fare io per il Paese in cui vivo per il riscatto dello stesso.

Così il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

Rispondiamo con l’articolo 14 della Dichiarazione universale dei diritti umani che recita: «Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni».

Con l’articolo 10 della Costituzione della Repubblica italiana che recita: «Lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione Italiana, ha il diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge».

Con ASGI che 17 gennaio 2023, in una audizione alla Commissione Affari Costituzionali, chiedeva non convertire in legge il decreto legge 1/2023: “Disposizioni urgenti per la gestione dei flussi migratori” che si risolve, di fatto, nella restrizione dei salvataggi delle navi Ong e in nuove sanzioni a loro carico.

Il Ministero unisce, ora in ogni occasione, l’ordine di sbarco lontano dai luoghi del soccorso.

ASGI ricorda che l’obbligo (inderogabile) di soccorso di persone a rischio di vita in mare prescinde dalla loro condizione giuridica soggettiva (asilante, turista, o altro) e pertanto non possono confondersi l’obbligo di soccorso e la pretesa di rispetto delle regole in materia di immigrazione».

“Non dovevano partire”.

“Fermatevi, veniamo a prendervi noi”.

(Parole del ministro)

Indignazione e cordoglio sono espresse dalla società civile «civile» italiana.

Numerose le manifestazioni di dissenso e di presa di distanza da frasi e inazioni in Italia.

Numerose le richieste di dimissioni del ministro Piantedosi.

Anche a Aosta si è svolto, sabato 4 marzo, “Basta morti nel Mediterraneo” un presidio e flashmob organizzato e promosso da Rete Antirazzista Valle d’Aosta.

Patrizia Neri e Alex Glarey, referenti della Rete Antirazzista, hanno aperto formalmente la riflessione con ii loro interventi.

Donatella Corti, referente di Libera Valle d’Aosta, ha proposto il noto testo poetico Home della poetessa keniana Warsan Shire, fuggita dalla guerra civile.

Home

Nessuno lascia casa a meno che
la casa non sia la bocca di uno squalo
scappi al confine solo
quando vedi tutta la città scappare

i tuoi vicini corrono più veloci di te
fiato e sangue in gola
il ragazzo con cui sei andata a scuola
che ti baciava vertiginosamente dietro la fabbrica di lattine
tiene in mano una pistola più grande del suo corpo
lasci casa solo
quando la casa non ti lascia rimanere.

nessuno lascia casa a meno che la casa non ti dia la caccia
fuoco sotto i piedi
sangue caldo nella pancia
è qualcosa che non avresti mai pensato di fare
finché la lama non ti ha bruciato il collo
di minacce
e anche allora nascondi l’inno nazionale
sotto il respiro
soltanto strappare il passaporto nei bagni di un aeroporto
singhiozzando ad ogni boccone di carta
ti ha fatto capire che non saresti più tornata.

devi capire
che nessuno mette i figli su una barca
a meno che l’acqua non sia più sicura della terra
nessuno si brucia i palmi
sotto i treni
sotto le carrozze
nessuno passa giorni e notti nel ventre di un camion
nutrendosi di carta di giornale a meno che le miglia percorse
non vogliano dire di più di un semplice viaggio.
nessuno striscia sotto le recinzioni
nessuno vuole essere picchiato
compatito

nessuno sceglie campi di rifugiati
o perquisizioni a nudo che ti lasciano
il corpo dolorante
né la prigione,
perché la prigione è più sicura
di una città di fuoco
e un secondino
nella notte
è meglio di un camion pieno
di uomini che assomigliano a tuo padre
nessuno può sopportarlo
nessuno può ingoiarlo
nessuna pelle può essere tanto resistente

andatevene a casa neri
rifugiati
sporchi immigrati
richiedenti asilo
che prosciugano il nostro paese
negri con le mani tese
che odorano strano
selvaggi
hanno distrutto il loro paese e ora vogliono
distruggere il nostro
come fate a scrollarvi di dosso
le parole
gli sguardi sporchi
forse perché il colpo è meno forte
di un arto strappato

o le parole sono più tenere
di quattordici uomini tra
le tue gambe
perché gli insulti sono più facili
da mandare giù
delle macerie
delle ossa
del corpo di tuo figlio
fatto a pezzi.
voglio tornare a casa,
ma casa mia è la bocca di uno squalo
casa mia è la canna di un fucile

e nessuno lascerebbe la casa
a meno che non sia la casa a spingerti verso la spiaggia
a meno che non sia la casa a dirti
di affrettare il passo
lasciarti dietro i vestiti
strisciare nel deserto
attraversare gli oceani
annega
salvati
fai la fame
chiedi
dimentica l’orgoglio
è più importante che tu sopravviva

nessuno se ne va via da casa finché la casa è una voce sudata
che dice
vattene
scappa lontano da me ora
non so cosa sono diventata

so solo che qualsiasi altro posto
è più sicuro di qua.

In empatia.

Articolo scritto domenica 5 marzo 2023

® Riproduzione riservata

-continua-


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