Archivio per novembre 2018

24
Nov
18

Anna persempre. Tributo ad Anna Cisero Dati. Staffetta partigiana. Maestra. Amica. Persempre.

Per Anna
24 novembre 2017 – 24 novembre 2018
27
Nov
17

TRIBUTO AD ANNA CISERO DATI. STAFFETTA PARTIGIANA. MAESTRA. AMICA. Persempre

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Anna.
Anna Cisero.
Anna Cisero Dati.

Se ne è andata venerdi 24 novembre.

Donna, staffetta partigiana, femminista d’antan, attivista dell’UDI (Unione donne italiane), Anna si è battuta per i diritti delle donne e dei lavoratori.

A vent’anni Anna ha aderito al 13mo gruppo Emile Chanoux, dal 1 maggio 1944 al 28 agosto 1944; dal novembre 1944 sino alla Liberazione, alle S.A.P. “Giorgio Elter”.

Ha fatto la sua lotta partigiana ottenendo la qualifica di Patriota.
E’ stata cioè tra coloro che hanno “collaborato o contribuito attivamente alla lotta di liberazione, sia militando nelle formazioni partigiane per un periodo minore di quello previsto, sia prestando costante e notevole aiuto alle formazioni partigiane” (Art.10 D. Lgs.Lgt. 21 agosto 1945, n.518).

Anna è (stata), secondo il parere del Comandante diretto, un “elemento prezioso per le sue informazioni e la sua attività”.

Nel 1955 Anna assunse la segreteria del Comitato Valle d’Aosta dell’A.N.P.I. (Associazione nazionale partigiani d’Italia) e per più di cinquant’anni è (stata) “la memoria storica” della Resistenza locale.

E’ (stata) TESTIMONE autorevole della Resistenza valdostana.

Fra i ricordi privati “privati” scelgo alcuni frammenti.

E’ stata testimone necessaria, sempre disponibile, fonte primaria e insostituibile, per me, per la compilazione di un percorso didattico di ricostruzione fotografica della Resistenza in Valle d’Aosta realizzata su incarico dell’A.N.P.I. dal fotografo valdostano Ottavio Bérard su incarico dell’A.N.P.I.
Uno studio affidatomi dal Presidente dell’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in Valle d’Aosta Giulio Dolchi, il partigiano Dudo.

Anna.
Una maestra.
Una compagna.
Un’amica.

Sempre aperta, come lo era la sua casa.

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Sempre disponibile con gli studenti, con gli studiosi, con i ricercatori.
Con una passione speciale verso le (ri)cercatrici e i (ri)cercatori di/delle Libertà.

Dispensatrice, a piene mani, di autenticità e saggezza, porgeva la critica sempre con discrezione e con attenzione alle complessità.
Il suo portato culturale partiva, e fluiva, in autorevolezza conducendoci alla comprensione delle ragioni dei fatti attraverso la ricomposizione e ri-comprensione degli accadimenti, sia della Resistenza che dell’attualità.

Anna è.
Resta, qui e ora, con la sua bella figura e con la sua voce nei chilometri di parole, dichiarazioni, spezzoni audio e video, immagini fotografiche che mi ha concesso di realizzare e pubblicare, con le dovute liberatorie, con grande generosità, per oltre 20 anni della ricerca permanente dedicata alla Resistenza.

Anna è.
Con me.
Con NOI.

Anna da anni accompagna la mia vita di tutti i giorni nel tentativo, non sempre agile, di mantenere la promessa – assunta con l’accettazione del testimone dal maestro e amico, Italo Tibaldi – di fare storia e memoria persempre.

La stessa promessa che è stata fatta, ne “I Dimenticati”, a Francesco Gallinari e a Francesco Capitanio e a tutte e a tutti i dimenticati di guerre e deportazioni.
“Dalla decostruzione del dolore alla costruzione della speranza attraverso l’immortalità del testimoniare.” Berruto e Capitanio, I Dimenticati. Un’idea per ricordare, Aosta, 2006. Autoprodotto.
Dalla decostruzione del dolore privato alla costruzione di una condivisione pubblica del dolore che da privato si fa collettivo.
Per la costruzione di un NOI.

Anna ha sempre accompagnato i miei studi e la mia ricerca, anche storica: accompagnerà ancora lo sforzo per restituire ai giovani gli esiti e le ragioni stesse della Resistenza.
Alla ricerca di modi e mondi possibili, altri.
Per la messa in comune dei valori e delle lotte per la Libertà, nell’impervio, indispensabile e necessario cammino collettivo fra storia e memoria.

 

Anna compagna.
Anche in senso politico.
Anna che ac-compagna.

Dopo gli anni dello studio Bérard, dal 2010 l’avevo coinvolta nella riflessione su una mia proposta di far eseguire la lettura dei Principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana dal palco delle autorità, a cura di studentesse e di studenti, protagonisti, co-progettisti e co-conduttori del progetto culturale Collettivamente memoria, durante la cerimonia ufficiale del 25 aprile.

Quando le avevo illustrato l’idea, per ricevere il suo parere circa la pertinenza e l’opportunità di “aprire” ai giovani un momento “laico” e nonviolento quale è stata la lettura dei Principi fondamentali della Costituzione nella liturgia celebrativa della manifestazione del 25 aprile, sempre uguale a se stessa, per la cura e l’organizzazione delle associazioni combattentistiche locali, Anna aveva condiviso e sostenuto immediatamente la proposta.

Atto preparatorio alla lettura collettiva dei Principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana dal palco delle autorità, avvenuto per la prima volta proprio il 25 aprile 2010, è stata un’azione non solo simbolica, collettiva di assunzione di un impegno sottoscritto nei giorni antecedenti al 27 gennaio 2010 su un quaderno, documento storico inedito,  a firma di 58 studentesse e studenti, insegnanti, cittadini comuni e dalla sottoscritta.
Tra essi spiccano le firme dei tre Maestri: Anna Cisero, Ida Desandré e Italo Tibaldi.
Ad Anna, staffetta partigiana, a Ida Desandré e a Italo Tibaldi deportati politici, è dedicato il progetto culturale “Collettivamente memoria” da me ideato per fare storia e memoria collettivamente.

Anna ha creduto in Collettivamente memoria e alla lettura in piazza, a scuola e in biblioteca, dei Principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana, esito-prodotto felice della Resistenza, a cura e per voce delle studentesse e degli studenti.

A testimonianza di questo la sua presenza, il suo volerci essere e il suo intervento appassionato, dopo la lettura dell’articolo che a Lei chiedevo sempre di leggere, l’Articolo 13 della Costituzione, il 18 marzo 2010 per i giovani della sezione ragazzi della biblioteca regionale di Aosta.

La Libertà che per Anna, e per i Resistenti, è Libertà per tutti: ché si è tutti liberi o nessuno è libero.

 

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E se ora c’è spazio per una misurata disperazione per la separazione fisica da Anna, sappiamo che Anna è viva, nella permanente impermanenza delle nostre esistenze, nell’immortalità del testimoniare per la compresenza (capitiniana) dei morti e dei viventi, che sola ci permette, in questo senso, in questo sentire e in questa prospettiva, di poter dire “Anna persempre“.

Ciao Anna.

Con rispetto,
Silvia

 

® Riproduzione riservata

 

 

 

Ripubblico oggi il mio tributo ad Anna con immutate umanità, empatia e determinazione culturale.

Oggi alle 17 a Palazzo regionale ci sarà una cerimonia a Lei dedicata.

 

Ma se il tributo attiene alla dimensione del dovere politico e culturale, la domanda del tempo recente e del giorno che ci coinvolge tutte e tutti è la seguente:

che cosa direbbe oggi Anna di noi che con così tanta disinvolta disinvoltura ci diciamo antifascisti ? Cosa direbbe a tutte e a tutti noi che abbiamo permesso che CasaP(o)und Italia (Italia ?) entrasse in consiglio comunale ad Aosta il 25 LUGLIO 2018?

 

Oggi sarò presente alla cerimonia in onore di Anna Cisero Dati in veste di studiosa e di ricercatrice “nonviolenta” che sta costruendo un percorso di storia e di memoria fatto con e su Anna Cisero Dati a cui devo tanto di quel che sono.

In questo senso e per il rispetto e per la stima che ho sempre nutrito per Anna, oggi per me è difficile non solo essere presente, ma soprattutto “starci dentro”: stare dentro, in modo coerente, a questo contenitore organizzativo, a tratti, perlomeno, eufemisticamente, discutibile, da cui prendo le necessarie distanze culturali e politiche.

 

Con Anna al centro.

“Anna persempre”.

 

 

Con rispetto,

Silvia Berruto

 

 

® Riproduzione riservata

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

18
Nov
18

“Nessuno si mise davanti a quei camion” ricorda Liliana Segre

Da
La Memoria rende liberi
Incontro pubblico proposto dal festival Passepartout e incontro di formazione permanente per giornalisti dell’Ordine

Asti, sabato 9 giugno 2018

Extrait

 

Contributo per la promozione del Convegno 1938-2018 Ottant’anni dalla promulgazione delle leggi razziali. La difesa della razza e la costruzione del nemico.  Firenze  20 novembre 2018

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30 gennaio 1944.
Milano.
Carcere di San Vittore.

605 persone
(bambine e bambini, ragazze e ragazzi, donne e uomini, anziane e anziani)

incarcerate per la sola ragione d’essere nate
vengono spinte fuori dalle celle,
a calci e a pugni.

Caricate su appositi camion, coi teloni, “preparati per noi” precisa Liliana Segre, vengono portate sino alla stazione Centrale.

Poi
la partenza.
Dal Binario 21 sito nei sotterranei della stazione Centrale.

 

P e r   d o v e  ?

P     e     r      c      h      é  ?

 

 

Ricorda Liliana.

 

Sono tornati in 22.
Fra loro
Liliana.

 

 

 

Dal 19 febbraio 2018 Liliana Segre è Senatrice a Vita del Senato della Repubblica Italiana.

Liliana Segre è stata una richiedente asilo, una clandestina, una carcerata: “manodopera schiava” – come lei stessa si definisce – nella fabbrica di munizioni Weichsel-Union-Metallwerke.

E’ stata deportata nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau per il solo fatto di essere nata: perché Ebrea.

 

Liliana Segre narra “l’indicibile” con un racconto per immagini.
La sua narrazione restituisce il ritmo del viaggio:  ” E vai vai vai vai e poi arrivi arrivi arrivi …”

 

I silenzi.

 

” Non parlavamo più … io avevo paura delle parole!
Quando si sta per morire … non si parla.
Ci si stringe a chi si ama, finché si ha la forza.

E ci fu questo silenzio solenne. Il silenzio delle ultime ore.”

 

I rumori.

“Poi
rumore,
fischi,
latrati,
comandi,
urli …

eravamo arrivati!

 

NESSUNO CAPIVA NIENTE, NESSUNO !

 

Poi la divisione delle persone fra donne e uomini.
“Vidi che mio padre era in una fila dove c’erano i giovani … … … infatti fu scelto qul giorno anche lui … però poi … non l’ho visto più, MAI PIU’.

Quel che successe a a mio papà io non lo so e non l’ho neanche mai voluto sapere perché il legame fra noi era grandissimo.

Quando sono entrata a Birkenau, l’ho cercato. Quando sono andata a lavorare in fabbrica c’erano un Sorani di Firenze che è tornato, e un altro che è sopravvissuto, conosciuti a San Vittore, e chiedevo ” ma mio papa ? …

I primi giorni chiedevo … e loro m’hanno detto che era stato trasferito in un altro campo, … dopo non l’ho chiesto più. Perché quando ho capito dove eravamo arrivati sapevo che mio papà non ce l’avrebbe potuta fare …

 

Nelle prime ore dopo l’arrivo, il tatuaggio sul braccio e “dopo quindici giorni mi rasarono come una rana d’inverno …”

 

Questi non sono particolari del viaggio o della detenzione in campo di sterminio: sono i dettagli della strategia dell’annientamento.

Elementi di tecnica di disconoscimento e di distruzione della persona.

Una tecnica, assurta a sistema, mediante la quale la persona è reificata.
Deportata in un altrove appositamente costruito.

Separata da tutte le dimensioni spazio-temporali e affettive della vita, LIBERA, antecedente.

Deprivata di tutto.

Della dignità.

Della personalità.

Deprivata del proprio nome proprio, sostituito con un numero, tatuato sul braccio sinistro: INDELEBILE.

Spogliata non solo dei propri abiti.

Rasata a zero in ogni parte del corpo.

“Cosificata”.
La persona è “cosificata”.

Fatta a pezzi.
Considerata nulla più che un pezzo: Ein Stück.

Cosificare è stato il modo per esercitare il dominio, potere arbitrario, di alcuni su altri.

Con il solo scopo, e per il solo scopo, di “nullificare”, di annullare la persona.
Un metodo legittimato per costruzionismi.

I FASCINAZISTI furono i responsabili di questo genocidio che il mondo non intese fermare.

Se “dal basso” molti non sapevano, dall’alto i “grandi della terra” sapevano e non intervennero.

Il mondo sapeva.

 

E se nessuno si mise davanti a quei camion, a quei treni, a quelle leggi razzi(ali)ste un esempio è emblematico: solo 12 professori italiani su 1250 preferirono di NO, l’ 8 ottobre 1931, quando Mussolini impose ai professori universitari il giuramento di fedeltà al regime fascista, e persero la cattedra e la libertà.
Erano Ernesto Buonaiuti, Mario Carrara, Gaetano De Sanctis, Giorgio Errera, Giorgio Levi Della Vida, Fabio Luzzatto, Piero Martinetti, Bartolo Nigrisoli, Francesco ed Edoardo Ruffini, Lionello Venturi, Vito Volterra.

Oggi molte e molti, appartenenti ad un noi separato e separazionista e non al Noi allargato dell’UMANITÀ’, sembrano non aver ancora appreso la lezione della storia che si ripete sempre diversamente ma forse, talvolta, in modo diversamente uguale.

 

 

Ho ascoltato molte volte i TESTIMONI.

Ho ascoltato innumerevoli volte i deportati politici tra cui cito qui i due che hanno accompagnato la mia vita da vicino e ai quali devo tanto di ciò che sono: la maestra e amica Ida Desandré e il maestro e amico Italo Tibaldi.
Per comprendere dalle loro voci e dalle loro storie di vite distrutte persempre dal fascinazismo, il che fare o anche solo il che cosa non s’ha da fare.

Ho ascoltato molte volte Liliana Segre. Dal vivo a Torino e ad Asti e martedì prossimo, 20 novembre 2018, a Firenze in occasione del Convegno 1938-2018 Ottant’anni dalla promulgazione delle leggi razziali. La difesa della razza e la costruzione del nemico

 

Ci sarò.

 

 

Perché se ascoltare e scrivere non è, e non è mai stato, sufficiente, è importante continuare ad imparare e a TESTIMONIARE – se è vero che chi ascolta un testimone diventa a sua volta testimone – che ora, come allora, si deve decidere da che parte stare.

 

PRENDRE PARTI, in francese.

 

Per agire.

 

 

Per lottare con lucidità contro circolari e leggi ingiuste, discriminatorie e razziste quali sono – non solo dal punto di vista della Costituzione della Repubblica Italiana e del diritto internazionale – le circolari Salvini e il decreto legge n. 113/2018 cosidetto “decreto (IN) sicurezza”.

 

Perché la democrazia svanisce piano piano, come ricorda Liliana Segre.

 

 

 

 

Silvia Berruto

 
Primo intervento in Senato della Senatrice a vita Signora Liliana Segre

Transcend Media Service pubblica Liliana Segre è Senatrice a vita

Liliana Segre è Senatrice a vita

Liliana Segre, donna libera e donna di pace

29 gennaio 1945-29 gennaio 2018. Collettivamente memoria a Gavardo (2012-2018) per il settimo anno, a scuola, il 29 e il 30 gennaio 2018

 

 

 

® Riproduzione riservata

12
Nov
18

SCUOLA E CULTURA. LUOGO E MEZZO PER COMBATTERE CHIUSURA, PREGIUDIZI E INCIVILTÀ

Italy, Lombardia, Brescia
sabato 10 novembre 2018

 

Premiazione Concorso 2017/2018 I giovani, la memoria, la storia, la cittadinanza
Commissione scuola A.N.P.I. (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) Dolores Abbiati di Brescia

 

La scuola è, per sua natura, il luogo dell’incontro e dell’educazione e a Riace rappresenta senza dubbio un nodo essenziale perché l’integrazione sia resa effettiva attraverso un processo formativo di crescita nella libertà, nel rispetto della dignità personale e della legalità.
L’Istituto comprensivo statale Monasterace-Riace con le sue scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado, operando in una realtà multiculturale, si prodiga per garantire una risposta educativa adeguata e stimolante per tutti gli allievi.
La Dirigente, professoressa Liberata Leto, insieme ai suoi docenti e agli altri operatori, ha fatto rinascere la scuola “liberandola dai rovi” e, grazie anche a progetti europei, l’ha resa protagonista attiva del territorio. Nonostante l’impegno e la dedizione la biblioteca d’Istituto però non è ancora stata ripristinata.
Consapevoli del fatto che sono la scuola e la cultura il luogo e il mezzo per combattere chiusura, pregiudizi e inciviltà, e che è la scuola a favorire l’incontro e lo scambio paritario fra esseri umani, i membri della Commissione Scuola quest’anno hanno optato per indirizzare un premio speciale all’Istituto comprensivo Monasterace-Riace quale contributo alla rinascita della biblioteca.
Si è riconosciuto infatti, in quella di Riace, una scuola che, giorno dopo giorno, agisce e opera da “resistente”, in piena rispondenza ai principi della nostra Costituzione.”

 

 

 

 

Questa è la motivazione ufficiale dell’attribuzione del premio speciale alle scuole di Riace.
Il premio consiste nella somma di 1000 euro per la rinascita della biblioteca scolastica.
La giornata della premiazione del concorso annuale della Commissione scuola A.N.P.I. di Brescia è stata un’occasione di partecipazione, socializzazione, formazione, attivismo e cultura allargati per tutte e per tutti i partecipanti.

Fra storia, memoria e attualità.
Romano Colombini, il Presidente della commissione scuola dell’A.N.P.I. e i contributi degli invitati Juan Furore, presidente dell’ANED (Associazione nazionale ex deportati), Lucio Pedroni, presidente dell’A.N.P.I Provinciale di Brescia, delle studentesse e degli studenti presenti, hanno reso la cerimonia di premiazione 2018 un momento imperdibile per l’esercizio collettivo di umanità e di cittadinanza attiva, oltreché per l’alto livello di acculturazione reciproca.

Dopo la proiezione di un video di sintesi, saggio dei lavori presentati al concorso, e dopo il ringraziamento esteso a tutti, Romano Colombini ha attestato il riconoscimento del portato dei lavori delle studentesse e degli studenti sottolineando i valori condivisi con la commissione scuola tra cui il “saper stare insieme, la convivenza, la nostra Costituzione, realizzare la nostra Costituzione, NO alla violenza, NO al bullismo”.

Poi il contributo-percorso di Don Fabio Corazzina.

Con lo stile da animatore che gli è proprio, connotato dalla scelta consapevole di inclusione e di coinvolgimento di tutti, Corazzina (che, a prima vista, non lo diresti mai che è un Don) si è rivolto in modo diretto al centinaio di studentesse e di studenti presenti in sala – convenuti così numerosi ancorché di sabato pomeriggio con le rispettive insegnanti – coinvolgendoli in un dialogo maieutico, serrato, fatto di domande e risposte intermittenti e incalzanti.

A partire dalla ricerca della definizione della parola partigiano, più volte evocata nel video precedentemente proiettato.

Alla ricostruzione del significato del termine ma anche del percorso intimo e collettivo di una/un partigiana/partigiano.

Con immediata verifica delle definizioni proposte dagli studenti con la staffetta partigiana Romano Colombini.

In un gioco collettivo molto serio, non solo linguistico, che si faceva riflessione sempre più attenta e complessa.

Di seguito alcune riflessioni e alcuni esiti.

Partigiana/o/ è chi sceglie una parte.
La parte delle Libertà. Ché se si perde la Libertà è finito.
Col coraggio di dire da che parte sta.
E poi si confronta.
E ci mette la faccia.

Partigiana/Partigiano
è un* che sta dalla parte della dignità delle persone. Perché TUTTE LE PERSONE hanno dignità.

Se alla domanda su chi sta dalla parte della Libertà, tutte e tutti si sono posizionati facilmente non è stato così per quanto concerne il riconoscimento del fatto che tutte le persone hanno pari dignità.
“Il delinquente ha la stessa dignità del mio Insegnante che è bravo? incalza, provocatorio, Corazzina.

La Costituzione ricorda a tutte e a tutti, dice Corazzina, che la dignità della persona c’è in ogni caso.
“Sia quando uno la indovina che quando le sbaglia. Poi quando uno sbaglia si deve prendere la responsabilità di quello che ha fatto.”
L’errore non cancella la dignità.

“La cosa che mi ha più colpito di più è che la Costituzione sta dalla parte degli ultimi.
Parte dagli ultimi.
E se qualcuno non ha avuto tutte le possibilità che ho avuto io, NOI, insieme, dobbiamo dar gli la stessa possibilità che hanno avuto gli altri.

Perché a volte qualcuno resta indietro perché gli togliamo la possibilità di camminare.
Di crescere.

Perché se lasciamo indietro qualcuno, siamo FASCISTI ANCHE NOI!

L’invito-augurio di Don Fabio Corazzina ai giovani studenti è stato quello di non lasciar mai indietro nessuno e, come ha suggerito alle coscienze di tutti noi Don Lorenzo Milani, di uscire insieme dai problemi.
Un riconoscimento è stato tributato in apertura dell’incontro da Romano Colombini che ha richiamato l’attenzione del pubblico sui disegni (purtroppo non autografi) affissi in sala.
Opere dei detenuti di Canton Mombello, carcere di Brescia, esiti di un progetto-corso di disegno.

Attestato di merito particolare è stato conferito all’insegnante del corso Dania Zanotto e alle opere dei detenuti che “hanno lavorato in questo modo cercando di trovare proprio un momento di reinserimento nella società e un momento di riconoscimento dei valori che COMUNQUE ogni persona ha dentro di sé.”

Due i premi conferiti oltre ad alcune segnalazioni con diplomi di merito.

Primo premio per il lavoro La Costituzione Italiana-Articolando la Costituzione è conferito alle classi quinte A-B-C-D della scuola primaria Don Remo Tonoli di Coccaglio (Brescia) guidate dalle professoresse Barbara Bertola, Rosa De Luca Incoronata, Francesca Giugliano e Monica Maria Iurato.                                                                            Si tratta dell’esito di un lungo e organico percorso didattico che ha permesso agli alunni di scoprire il significato, il valore e l’attualità della nostra Costituzione, riflettendo nello specifico sugli articoli 3-9-11-33-34 che hanno trovato un’illustrazione molto creativa in cartelloni vivaci e di notevole interesse, a testimonianza dell’elaborazione molto convinta e partecipe dei ragazzi che le numerose attività proposte hanno saputo sollecitare.
Con il materiale prodotto durante il lavoro, che si è protratto per un intero anno scolastico, è stata allestita una mostra che gli alunni hanno presentato alle altre classi della scuola, in un incontro efficacemente registrato, di cui colpiscono, oltre ai contenuti, la sicurezza, la disinvoltura e il piacere con cui gli alunni hanno saputo illustrare ai presenti i risultati del loro impegno.
Primo premio anche per il lavoro La Costituzione. A chi dire grazie conferito alla classe seconda A della scuola secondaria di primo grado Galileo Galilei, Istituto comprensivo di Nave (Brescia) guidata dalle professoresse Luisa Pavia, Ausilia Palermo, Giovanna Pastore ed Emma Trevisani.
Il lavoro si struttura intorno alla stretta relazione fra il solenne documento che fonda la nostra Repubblica e l’evento storico che da cui esso scaturisce. Costituzione e Resistenza sono dunque gli assi portanti di questa ricerca che ha condotto gli studenti a indagare la Storia nazionale e quella locale, a esaminare impegnativi documenti d’archivio ma anche testimonianze e ricordi di famiglia, e a scoprire la generosità e la ricchezza di umanità delle donne e degli uomini cui dobbiamo il nostro ringraziamento. Le variegate illustrazioni prodotte a supporto delle diverse fasi del percorso, molto ricco di proposte e di suggestioni, fanno fede di un coinvolgimento emotivo e di una appassionata partecipazione, utili e propedeutici a successive e personali rielaborazioni.

Segnalazioni con diploma di merito

Per la ricerca e lo spettacolo teatrale Il veleno dell’indifferenza: bullismo e cyberbullismo. I giovani e la cittadinanza.
Lavoro di 14 studenti della classi terze A-B-C-D della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto comprensivo di Bagnolo Mella (Brescia) coordinati dalle prof.sse Carla Donadeo e Donatella Ceruti, con la collaborazione del teatro Caramella.

Diploma di merito
Per la ricerca intitolata Un mondo di diritti=un mondo diritto: i 70 anni della Costituzione Italiana.
E’ stato assegnato alle classi terze A-B-C-D della scuola secondaria di primo grado Enrico Fermi di Palazzolo sull’Oglio (Brescia) coordinate dalla professoressa Silvia Consoli, con la collaborazione dei Professori Guarnieri, Fuoco, Scano, Albani e Pedergnani.

Diploma di merito
Per il suo personale contributo al lavoro di ricerca sulla Resistenza, che ha impegnato la classe terza A coordinata dalla professoressa Genny Lonati, insieme alle altre classi terze, è stato assegnato alla studentessa Teresa Venticinque della scuola secondaria di primo grado Mario Marcazzan dell’Istituto comprensivo di Borgosatollo (Brescia).
Novità del concorso è il premio speciale alle scuole di Riace.

Sarebbe sufficiente leggere le motivazioni espresse per l’attribuzione dei premi per comprendere il sapere, il saper essere e il saper fare, il portato umano, culturale, politico e l’impegno di tutti i membri della commissione scuola.

Ma è nell’azione permanente culturale, educativa e di sensibilizzazione, oltre che nelle parole pur importanti, necessarie e imprescindibili, che risiede la forza e la riuscita delle
buone pratiche agite dalla commissione.

L’idea di supportare le scuole di Riace, prima dei recenti fatti di cronaca, rivela l’attenzione e la cura che la commissione scuola nutre, permanentemente, nei confronti della cultura, della scuola, delle libertà e dell’uguaglianza nel rispetto e in ottemperanza dei principi e degli articoli della Costituzione della Repubblica italiana.

Contro le barbarie, scuola e cultura sono luogo e mezzo per combattere la chiusura, i pregiudizi e l’inciviltà.

 

Silvia Berruto, GCR
– continua –

 

® Riproduzione riservata

 

 

 

 

 




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