Parte seconda
Wissen macht frei. Italo Tibaldi
Se hai tempo di studiare è perché non conosci la vita. In Italia si sta male e non abbiamo il tempo di leggere.
Questo è un post a carattere “vittimistico “ risalente a qualche anno fa.
Post(at)o così il messaggio testuale preclude ogni scambio interlocutorio e la speculazione fra l’emittente – una/un militante di formazione a-culturale – e la/il ricevente – una/un strumentata/o attivista – e relega le parti in un ruolo, spesso insuperabile, di antagonisti.
Un posizionamento Maggiore/minore si potrebbe dire in termini tecnici.
Il web, strutturalmente, abitua all’anonimato, alla non assunzione di responsabilità e alla legittimazione di aprioristici concetti approssimativi e generalisti che sono, quando non contraddittori, perlomeno improbabili in quanto espressi senza il supporto di argomentazioni.
Se per alcuni militanti, qualunquisti o di destra, banalizzare è una strategia per non argomentare, in virtù di assunti supposti e fittizi, di costruzionismi e/o di premesse errate, citati come dati di realtà, allora la sfida va accolta e agita sul piano pedagogico.
Sul piano dell’educazione, ri-educazione, formazione permanenti della popolazione intese in modo trasversale, sul piano della Storia da rimettere in primo piano per farla comprendere e conoscere da chi non studia.
Quanta ignoranza e quanta intenzionale cattiveria nelle espressioni di insulto verso la Senatrice a vita Signora Liliana Segre.
Quanta indifferenza nell’indifferenziato parlare a vanvera di adulti, di giovani, di esponenti delle istituzioni, sboccati cavalcatori di iniziative, spesso strumentali, non riparatorie e meramente simboliche, tra cui metto il riconoscimento, comunque tardivo, della cittadinanza onoraria alla Signora Liliana Segre.
Quanta retorica … quanto poco spazio per l’antiretorica.
Ancora oggi si ripete, in un lungo interminabile assordante silenzio, nei fatti, quanto è riassunto dalla straziante dichiarazione della Senatrice quando dice: Nessuno si mise davanti a quei camion, Silvia Berruto, ® Riproduzione riservata
D’altro conto la recente risoluzione del Parlamento europeo che produce una equiparazione morale , prima ancora che storica, tra regimi totalitari pialla la strada ad un percorso revisionistico di ampia portata (Claudio Vercelli, La demoralizzazione della storia, 10 novembre 2019)
Oggi nessuno si mette davanti alla discriminazione dei diritti umani neppure con le parole, quelle risolutive.
Si lascia che la forza dell’ottusità abbia il sopravvento sul sapere, saper essere, saper fare nel nome di un concetto addomesticato di democrazia in cui ogni sciocchezza ha pari dignità di una fonte accademica.
Del resto Liliana Segre ha ben chiaro che la democrazia svanisce piano piano Nessuno si mise davanti a quei camion, Silvia Berruto, ® Riproduzione riservata
Ma che altro ancora si vuole da una donna come Liliana Segre, salvata, ma non salva, liberata ma non libera, sopravvissuta e non ancora libera di vivere una vita da persona libera?
E se le discriminazioni continuano, se aumentano i destinatari delle stesse, se i discriminatori siano essi insegnanti, rappresentanti (rappresentanti?) delle istituzioni, militanti di destra, o idioti di ordinaria impreparazione, continuano indisturbati a fomentare odio, chi deve opporsi e dire il fatidico NO ?
Se progetti culturali e di memoria sono censurati, presi in giro (raggirati) da esponenti delle istituzioni per un fuorviato esercizio del dominio, se dipendenti di biblioteche, erroneamente chiamati bibliotecari, discriminano minori durante la lettura collettiva della Costituzione Italiana, se insegnanti poco presenti al presente, al passato e al futuro, cancellano ir-responsabilmente e a loro insaputa, dieci anni di un progetto-intervento sulla memoria, allora è giunto il tempo per una rieducazione allargata.
Per questo è necessario il dovere di non collaborare uno degli stili e dei temi forti del progetto- intervento Collettivamente memoria.
Con la mission di agit-prop e di propositori, come sempre, ci saranno i giovani adulti che, contro e al di là delle discriminazioni ricevute, sapranno tenere la schiena dritta e testimoniare ancora.
PASSEURS.
Saremo ancora una volta dei PASSEURS. Speriamo di cultura/e.
Per dare senso alla tragica assurdità della vita (Daniel Pennac, Una lezione di ignoranza)
NOI contro tutte le prediche inutili, contro le dichiarazioni di coloro che non sanno quello che dicono ma lo dicono lo stesso, contro dotti medici e sapienti ce ne faremo una ragione di essere, non solo ma anche, ignoranti.
Forse ignoranti ma PASSEURS.
Ed è ben più di un ruolo è un modo di essere, un comportamento.
I Passeurs sono sono curiosi di tutto, leggono tutto, non si accaparrano niente e trasmettono il meglio al maggior numero di persone.
Passeurs sono i genitori che [ …] sperano di farne (dei figli,ndr) lettori di lungo corso.
Passeur è il professore di lettere la cui lezione ti fa venire voglia di correre subito in libreria […].
Passeur è il libraio che inizia i giovani clienti agli arcani della classificazione, […] che fa della libreria il loro universo.
[…]
Passeur è il lettore la cui biblioteca contiene solo pessimi romanzi o saggetti di quart’ordine, perché i libri migliori li ha prestati e nessuno glieli ha restituiti.
(Extraits: Daniel Pennac, Una lezione di ignoranza)
PASSEURS come modo e stile di vivere, come disobbedienti, col dovere di non collaborare, continueremo in ciò che è giusto: testimoniare, fare storia e memoria, opporci alle derive fasci-naziste, razziste, ai rigurgiti antisemiti, a tutte le forme di qualunquismo che sapremo intercettare.
Nel quotidiano, nel progetto culturale Collettivamente memoria e nella memoria di tutti i giorni.
Silvia Berruto, amica e persuasa
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