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Tornare a Genova dopo 21 anni da TESTIMONI

«Torniamo a Genova perché non abbiamo dimenticato nulla».

TESTIMONI di «una storia che continua e non si è fermata» nei giorni del luglio 2001 ha scritto Lorenzo Guadagnucci nel suo articolo “Torniamo a Genova 21 anni dopo, perché abbiamo un discorso aperto con il futuro”

«TESTIMONI e non reduci come ci pensa tutta l’opinione pubblica più distratta che è quella più diffusa presente nei media, per esempio, per cui c’è l’idea che Genova sia un capitolo chiuso: una storia del passato che non ha niente da dirci. Questa è l’opinione corrente.

Io non credo questo.
Credo che Genova sia stato un passaggio drammatico perché ha stroncato un movimento affrontandolo con la forza invece che con gli strumenti della cultura e della politica ma che sia un punto di riferimento per chi oggi continua a pensare che il mondo, cosi come lo vediamo, sia ingiusto, non accettabile, che non abbia futuro e si dà da fare per cambiarlo.

L’esperienza di Genova per tutta questa gente, per chi c’era ma anche per chi non c’era, per chi è venuto dopo, Genova (GENOVA G8, 20-21-22 luglio 2001,ndr) è un punto di riferimento sotto vari aspetti.

In questo senso chi c’era testimonia, ricorda, non accetta questa idea che sia una pagina chiusa, non accetta questa idea rimozione che il mondo mediatico e politico vorrebbero».

È ormai un appuntamento politico-culturale consolidato per scambiare e condividere, con Lorenzo Guadagnucci, ogni anno, a luglio, criticità e prospettive di quella storia che non si è fermata.
Per ricordare insieme e per fare il punto della situazione: anche e soprattutto dalla parte dell’attivismo costruttivo che connota chi lotta per un mondo diverso e possibile.

SB _ La storia di Genova continua … Da 21 anni i testimoni ritornano ogni anno …

LG _ … “il movimento globale aveva una visione piuttosto chiara, argomentata delle cose, che metteva in discussione addirittura il modello di sviluppo, come sappiamo.

Quindi non era una semplice contestazione, una protesta politica generica.
Era qualcosa di più largo, di più profondo ed è qualcosa che rimane.
Quella visione è portata avanti da tantissime realtà in giro per il mondo: c’è una CONTINUITA’ in questo senso.
Nel frattempo tante cose sono cambiate. Sia nei soggetti che formano questo movimento che si è un po’ sfrangiato, ha trovato meno movimenti di unità, però continua a portare questa critica e questa sperimentazione di altre forme di vita.

Il fatto che ci siano delle persone che c’erano allora, che continuano a esserci a Genova il 20 e il 21 luglio per questo anniversario, per me è un po’ appunto un segnalare che c’è UNA STORIA, che c’è una profondità storica in quello che sta succedendo intorno a noi.

Il contesto globale che contestavamo allora è peggiorato.

Il movimento – «Eravamo tanti, venivamo da tutto il mondo e formavamo un movimento che non nascondeva le proprie ambizioni: cambiare senso all’ordine delle cose; accantonare il neoliberismo e il mito della crescita infinita; mettere al centro le persone e il resto dei viventi; riprendere il filo di un discorso antico attorno al tema dell’uguaglianza fra le persone; costruire un sistema equo e civile di cooperazione fra Stati. E molto altro» – è stato una Cassandra purtroppo. Ha finito per svolgere questo ruolo.
Ha detto cosa stava accadendo e ha suggerito delle vie per avviare un cambiamento. Quelle vie sono state rifiutate, sono state annegate nel sangue.
Però poi quella che era una diagnosi si è dimostrata più che veritiera.

Ha un senso perché dà una profondità storica e ricorda come è andata quella volta, perché è un precedente molto importante e molto grave per tanti aspetti e quindi, siccome è tutta una questione circondata da un clima di omertà, di omissioni, di rimozione, credo che sia importante combattere questo tentativo di occultare questa parte storico-politica così significativa».

SB _ « Hai parlato di ILLEGALITÀ’ DI STATO…».

LG _ «È la storia del G8 di Genova.
C’è stata una quantità di illegalità di Stato assolutamente impressionante nell’arco di tre giorni: ci sono state violazioni di un numero veramente enorme di articoli della Costituzione, del Codice Penale, delle regole anche professionali che disciplinano il lavoro dei corpi di polizia.

Le torture praticate per più giorni su centinaia di persone e violazioni di diritti fondamentali
oltre alle violenze fisiche fatte per le strade di Genova, nelle caserme, nelle scuole.

È un sistema di illegalità di Stato che abbiamo vissuto per più giorni che è stato attuato da tutte le forze dell’ordine, coinvolgendo un numero di agenti enorme, con il coinvolgimento dei loro dirigenti, con la copertura del potere politico. Quindi certo che è stata un’illegalità di Stato.
Non rinnegata, fra l’altro.

È stata in qualche modo corretta, se vogliamo, da un altro corpo dello Stato, la magistratura che ha parzialmente esercitato la sua funzione di verifica dei comportamenti di questi funzionari dello Stato
ma è stato tutto lì, diciamo.

Dall’interno di quei corpi non è mai venuto un segnale di consapevolezza, di rigetto di quelle condotte.

Il potere politico meno che mai. Si è rifiutato sempre di affrontare questo argomento, di riconoscere la realtà dei fatti, molto vigliaccamente direi, e in maniera trasversale tra le forze politiche.

E quindi il bilancio è chiaramente è questo: un’illegalità di Stato, protratta per più giorni, confermata nel tempo.

Il precedente, da questo punto di vista, è molto inquietante perché il messaggio che arriva è: è successo, non l’abbiamo rinnegato e quindi questo è il nostro biglietto da visita».

In totale dissenso,

Silvia Berruto
© Riproduzione riservata




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