Archivio per dicembre 2016

31
Dic
16

2017: 10 anni di collettivamente memoria e 12 anni de I DIMENTICATI

 

Nel 2017 con molte e molti altri festeggeremo i 10 anni di Collettivamente memoria e i 12 anni de I DIMENTICATI.

Faremo festa al NOI perché ogni ragione di successo è il risultato di un impegno collettivo.

Collettivamente perché il solipsismo è un tarlo che divide chi lo usa. Don Lorenzo Milani diceva “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia.”

Alla luce di quanto appena affermato, il mònito del maestro, e amico, Nanni Salio a non essere dei dilettanti acquista e rafforza il senso del presente e del futuro.

Di quel essere presenti al presente che ci ha insegnato Lanza del Vasto.

Con le indimenticabili dediche-mònito dell’amico e maestro Danilo Dolci delle quali ricordo quella manoscritta su La legge come germe musicale “A Silvia, esploratrice “ … come a voler indirizzare, ancora, la mia via.

Per la PACE, non la via, nel mònito del Mahatma Gandhi: “Non c’è una via della pace, la PACE è la via”.

E il nome che mio padre, filoleopardiano doc, ha scelto, con ostinazione per me, Silvia, è inciso in me come un destino fors’anche per il repetita iuvant. Da sempre infatti mi sento ripetere il ” Silvia rimembri ancor … “ dell’omonima composizione di Giacomo Leopardi.

Come mi ricorda l’ultima dedica di Italo Tibaldi, maestro, amico, resitente e deportato politico a Mauthausen (42307) e a Ebensee nel corso del nostro ultimo incontro e della mia ultima intervista, con cui ho voluto chiudere il nostro corto “NOI NON MORIREMO IN SILENZIO” :

“A Silvia Berruto per questa memoria al futuro …”
Ascolta il mònito di Italo in diretta …

 

Per non dimenticare.

Per costruire e re-inventare ogni giorno

un NOI

che sia senso e mèta insieme.

 

Con l’augurio di tanta voglia di futuro

Per un futuro e un 2017 politici.

 

Con rispetto,

Silvia

 

® Riproduzione riservata

30
Dic
16

I DIMENTICATI. Un’idea per ricordare di Silvia Berruto e Giovanna Capitanio, Aosta, 2005-2017

“Ricordare vuol dire non morire”

 

Testimoniare assicura l’immortalità dei fatti e dei gesti. Delle Resistenze, delle disobbedienze, delle opposizioni.
Dei NO detti e agiti.
Delle memorie.
Del passaggio e dell’accettare di accogliere il testimone: per testimoniare.

Il dovere di ricordare.

Alla ricerca della costruzione permanente di un’etica, anche del ricordare, sulla fragile linea delle memorie, incerte, mutevoli, ingannevoli, labili in cui si inserisce il destino umano dell’essere condannati a riflettere. E a ricordare.

Zakhòr, in ebraico, “ricorda!” è l’imperativo categorico.

Anche per non dimenticare.

I DIMENTICATI. Un’idea per ricordare è questo e molto più di questo.

L’idea è nata da un bisogno-dovere di dar voce a Francesco Capitanio e a Francesco Gallinari, nel sessantesimo anniversario della Liberazione dal regime fascinazista.

Dalla deportazione al ritorno, attraverso un percorso di parole immagini e suoni, Giovanna Capitanio e Silvia Berruto vivono, in forma di evento, l’impegno del ricordare.

L’evento si compone di una mostra fotografica e di una lettura-action per ricordare le “categorie” dei deportati di cui il testo di legge italiano (legge 20 luglio 2000, n.211) non parla esplicitamente: deportati della comunità romanès (Rom e Sinti), omosessuali, testimoni di Geova, delinquenti “comuni”, asociali, apolidi, oltre ovviamente agli Ebrei, ai deportati politici e agli internati militari.

Due testi scritti dalla figlia, Giovanna, e dalla nipote, Silvia, sono l’omaggio agli internati militari Francesco Gallinari e Francesco Capitanio.

 

A FRANCESCO CAPITANIO

È tornato…irriconoscibile,
con il treno, quando c’era,
con le sue gambe, instancabili.
È tornato…
Per lunghi anni,
terribili incubi notturni affollano i suoi sogni, ed anche i nostri.
Ricordi, come ospiti indesiderati
della mente e del cuore,
divengono forza vitale;
le sue mani creano
e lo aiutano a modellare
una vita intera
nella comprensione
e nella speranza
di un mondo possibile.

 

Giovanna CAPITANIO

 

 

PER FRANCESCO GALLINARI

È tornato a casa la sera di martedì 28 agosto 1945.

Era stato catturato mercoledì 8 settembre 1943.

Il ricordo comune dei figli si ritrova in un articolo della terzogenita Tina:
“Il giorno precedente i Tedeschi erano entrati nel distretto, alla Caserma Goito (Brescia) e avevano fatto prigioniero il comando militare; alla sera avevano rilasciato tutti: ufficiali, sottufficiali e soldati, dietro giuramento.
Avrebbero dovuto ripresentarsi la mattina dopo.
Quel giuramento rispettato costò a lui due anni di lager in Polonia e in Germania.

Il papà … ci ritrovò tutti grazie anche a lei, alla mamma …
La notte in cui tornò … lei era appoggiata al davanzale e recitava il rosario, pregava Dio di restituirle quello sposo lontano che ormai cominciava a pensare non sarebbe tornato mai più.
Lo riconobbe dal passo. Ricordo … il nostro risveglio e l’esultanza dei vicini nel caseggiato tutto illuminato per quella notte in cui rinasceva la speranza”.

Resta in me,
oltre al privato privato e al dovere di sapere per testimoniare,
una testimonianza indelebile che accompagna la mia vita di tutti i giorni:

la fedeltà alla parola data.
Senza condizioni.

Con rispetto, Silvia

                                                                         28 agosto 1945 – 29 gennaio 2005

Silvia BERRUTO

 

Nell’exhibition sono esposte alcune immagini fotografiche realizzate durante il percorso del Treno della Memoria e dei Diritti umani al quale hanno partecipato le due fotografe il 18, 19 e 20 maggio 2004 nelle stazioni di Pont-Saint-Martin e di Aosta (Valle d’Aosta).

Dettagli del treno e gruppi di giovani ritmano questo viaggio, non solo fotografico, in cui si invita l’osservatore ad esercitare la memoria futura.

Dalla decostruzione del dolore alla costruzione della speranza attraverso l’immortalità del testimoniare.

 

I suoni, estratti da brani musicali che hanno segnato e inciso la nostra vita privata, sono complementari all’incedere del testo e inscindibili dalle immagini proiettate durante la lettura-action.

Per la voce insuperabile dell’amica, e attrice, Paola Roman.

 

Ida Désandré e Italo Tibaldi deportati politici, amici, maestri e compagni permanenti del nostro testimoniare, sono – sempre – con NOI.

Ne I DIMENTICATI con le loro voci registrate live in stazione.

Nella vita di tutti i giorni, nell’anima.

Persempre,
Silvia Berruto, nipote di Francesco Gallinari
Giovanna Capitanio, figlia di Francesco Capitanio

 

I Dimenticati è stato presentato il 26 gennaio 2006 ad Aosta al Teatro Giacosa. Realizzato in collaborazione con il Consiglio Regionale della Valle d’Aosta e l’Istituto Storico della Resistenza e della società contemporanea in Valle d’Aosta e con il patrocinio della Presidenza del Consiglio Comunale di Aosta e dell’Associazione Post Quem Cultura e Memoria Partecipata di Torino. L’allestimento teatrale è stato realizzato in collaborazione col Servizio Attività Espositive dell’Assessorato Istruzione e Cultura della Regione Autonoma Valle d’Aosta.

Il riconoscimento de I Dimenticati è avvenuto in forma pubblica :
il 29 gennaio 2005 presso la Biblioteca Regionale di Aosta
il 26 gennaio 2006, al Teatro Giacosa di Aosta
il 27 gennaio 2006, presso l’Istituzione scolastica Aosta 1 di Aosta                                        il il 27 gennaio 2006 all’Espace Populaire di Aosta
il 6 febbraio 2006, presso la Biblioteca Comunale di La Thuile.

Exhibit:
Dal 24 gennaio 2005 al 5 febbraio 2005 presso la Biblioteca Regionale di Aosta
Dal 20 gennaio al 27 gennaio 2007, all’Espace Populaire di Aosta
dal 27 gennaio al 27 febbraio 2007 per l’Associazione “Ingranaggi in movimento” presso il Circolo culturale “Officina” di Aosta.

I DIMENTICATI è un’autoproduzione.

 

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® – Riproduzione riservata

18
Dic
16

Noi dove eravamo? Noi dove siamo?

CONDIVIDO QUESTO TEMPO DI SILENZIO

e

l’

INVITO

Leggi la lettera allegata e cerca :

UN AUGURIO DI PACE , FORZA E GIOIA
gruppo “In silenzio per la pace”
Mantova

con-i-piccoli-di-aleppo-18-dicembre-2016

Grazie Gabriele. Con un lungo interminabile abbraccio
Silvia

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18
Dic
16

Giornata di azione globale contro il razzismo e per i diritti dei migranti, rifugiati e sfollati.

Imagine all the people living life in peace …

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immagine

estratta da

Accademia Apuana della Pace

17
Dic
16

WHAT IS HOME? Ipotesi per cambiamenti collettivi possibili

WHAT IS HOME
SEGNI.XI Festival teatro, arte, spettacolo
Mantova, 27-28-29 ottobre 2016

Community engagement.
Questa l’ouverture, invito e proposta programmatica insieme, del progetto-intervento per cambiamenti collettivi possibili, con azioni e obiettivi ad assetto variabile.

In considerazione della presenza e della promozione del protagonismo individuale e collettivo, con spazialità diffuse e ricognizioni riuscite anche al di fuori del centro di attenzione principale (il quartiere Valletta Valsecchi a Mantova), WHAT IS HOME deve essere considerata una buona pratica agita più che un evento o un mero intervento culturale sul territorio.
Parte propulsiva di un progetto più ampio, Epicentro Culturale diffuso Valletta Valsecchi,  è animazione e partecipazione umana e sociale insieme per la costruzione di mondi e di modi di vivere collettivi a partire dal quartiere, dall’unità costitutiva più piccola: la casa.
Per un “progetto di rigenerazione urbana e innovazione sociale attraverso le arti e il teatro con spettacoli e laboratori nel quartiere” come si legge nella sezione Progetti e chiavi di lettura del programma di Segni 2016.
A Mantova ogni anno artisti diversi abiteranno nel quartiere dove agiranno processi di interazione creativi finalizzati alla produzione di un evento o di uno spettacolo.
Nel 2016 è stato il Teatro del Piccione (compagnia teatrale genovese) a imbastire, significare e co-condurre insieme agli abitanti del quartiere, il processo preparatorio di vita e di teatro collettivo. Gli abitanti coinvolti e supportati dai professionisti agiscono due processi: la produzione di materiali scenici e l’organizzazione di uno spettacolo e, parte più segnificativa (neologismo in omaggio a Segni) del processo, più intima e collettiva, la condivisione di storie e vissuti personali che gli attori contaminano e cuciono in forma compiuta e sussistente e che si fa racconto collettivo.
Protagonista è la partecipazione. Declinata nelle sue forme totali: individuale e collettiva.
Più che progetto di ricerca, se non per quanto si ricerca e si raccoglie collettivamente nella ricognizione umana e sul/dal territorio, i seminari e gli spettacoli “vissuti” e proposti, è, di per se stesso l’obiettivo raggiunto: il vissuto collettivo condiviso e espresso come segno dell’accrescimento del senso di comunità realizzato.
Comunità chiamate dalla storia a re-inventarsi di continuo, spesso a partire da storie singole e collettive segnate da migrazioni e transumanze con l’inevitabilità connessa di processi di perdita, spaesamento e forzate ricostruzioni del sé e della propria identità in paesi altri da quello di origine.

Noi, cittadini provenienti da vari luoghi della penisola – Marta, Andrea, Fiorenza, Marco ed altri abbiamo avuto in sorte il caso, ma non a caso, di conoscerci in una ricognizione sul territorio di WHAT IS HOME durante il Festival SEGNI, per la regia di Danila Barone e Antonio Panella del Teatro del Piccione.

Anche NOI abbiamo “processato”, individualmente e collettivamente, a partire da “Cos’è casa”, con un finale, non scontato ovvero il debutto alle Fruttiere di Palazzo Te, dove abbiamo avuto l’occasione di presentare, rap-presentare e offrire il nostro collettivo WHAT IS HOME, una parte di noi stessi.
Ognuno di noi ha proposto, agito e restituito, dopo aver messo in comune e condiviso, il viaggio, con tanto di entrata soft, nell’intimo di ognuno, di ciò che significa, e che è, casa.

Io, transumante, ho riflettuto sulla presenza/assenza della mia casa.

Luogo dove torno, ma non ritorno, da cui parto e ripasso, un luogo a cui ritornare ma non il luogo a cui tornare. Se non ad un’unica condizione come dico nel finale della visita collettiva che ho agito con le mie compagne e con i miei compagni di viaggio artistico e col pubblico che hanno scelto di visitare la mia casa.
La mia casa, luogo in cui lavoro, scrivo, fotografo, creo, amo e da cui riparto, è soprattutto uno dei centri di gravità impermanente dove ho festeggiato e celebrato la vita e … la mia vita.

Ho voluto riflettere su WIH, in senso ampio, utilizzando, per inscenare la mia idea di casa dialogante, la diagonale della splendida sala espositiva, vuota, delle Fruttiere, in cui abbiamo costruito la storia della nostra idea di casa.

Attraverso cinque oggetti che da transumante avevo con me, in diagonale, in un percorso di andata e ritorno ad libitum, finché sarò, si è snodata la narrazione del mio concept di casa.

Il titolo della mia casa è Transumanze.
Abbraccio i miei ospiti e, così, entriamo nella mia casa.

 

TRANSUMANZE

Questa è la mia casa.

Con aperture di spazi e di tempi
sempre in una direzione

con passi di andata, io non li calpesterei  (rivolto agli oggetti adagiati terra)

verso quello che è il centro della casa
che è contenitore
aperto
di VISSUTI

io non la calpesterei (rivolto alla busta trasparente deposta al centro della diagonale, centro immaginario della mia casa e della vita)

In direzione
verso l’infinito (un punto invisibile all’orizzonte della diagonale reale e immaginaria)
con passi di ritorno

andiamo verso l’infinito
con questo che è per me
il profumo di casa mia (contenuto in un cilindro nero portapellicole)

lì dentro c’è il profumo di casa mia
che mi fa sempre ripartire
per Transumanze
per tornare
su passi di ritorno

verso casa
che è finalmente …
casa …
NOSTRA !

BENVENUTI !

 

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What is my home, Silvia, Mantova 29 ottobre 2016

by

Silvia Berruto

® Riproduzione riservata

10
Dic
16

LETTERA A ME STESSA di Paola Cattelino

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Paola Cattelino,  Aosta,  Palazzo regionale, 3 dicembre 2016 – © Photo Silvia Berruto

 

Lettera a me stessa è un libro necessario.
Per i destinatari collettivi.
Per NOI che, con l’autrice, “roccia” e cristallo insieme, siamo coinvolti nel difficile, talvolta faticoso, ma irrinunciabile compito di comunicare.

Per una comunicazione intenzionale che è una scelta.

La scelta di voler comunicare a tutti i costi inventando ogni giorno e in ogni istante modi possibili e altri.
Con creatività della e nella comunicazione, obiettivo e modus insieme.
In un rapporto bidirezionale inclusivo, dunque mai escludente, che è fondamentale perché la comunicazione avvenga. Stilisticamente esclusivo per la raffinatezza e per l’intensità che può raggiungere.
Ma anche semplicemente per quell’intrinseca legge della comunicazione che si esemplifica in linguistica ponendo l’assunto distintivo fra emissione e comunicazione: una radio che trasmette in una stanza vuota, emette. Due persone che intenzionalmente si parlano, comunicano.
La qualità del comunicare è però tutt’altro che scontata ed è tutta da verificare.

Sei capitoli, per l’introduzione di Luigino Vallet, presidente della Fondazione comunitaria della Valle d’Aosta, Sostenere progetti di vita, con la prefazione di Maria Cosentino – una delle amiche di sempre del Coordinamento Disabilità della Valle d’Aosta – intitolata Una sana testardaggine, una conclusione, i ringraziamenti, la biografia dell’autrice, le foto di Stefano Torrione che realizza un primo piano di Paola che ti arriva sin dentro all’anima, Germa che sigla la postfazione.
Questo è il libro.
Questo il concerto che Paola, con i coautori dell’opera, consegna a chi vuol com-prendere.
In empatia. Con empatia suggerita e agita.

Poi la dedica.

“A volte nella vita
ci possono essere dei momenti
di cosiddetto silenzio,
nei quali si sente bisogno di fermarsi
per poi riprendere sperando di riuscire
a dare un contributo positivo
alle persone che vivono intorno a noi.

A tutta la mia famiglia.”

Segue quell’incipit di riconoscenza per la vita vissuta anche “in direzione ostinata e contraria”, come mi sembra essere, talvolta, l’esistenza di Paola:

“C’è chi ha tutto
e piange per una cosa
che non è riudito ad ottenere,
e c’è chi non ha nulla,
ma sorride e ringrazia ogni giorno
per la cosa più preziosa che ha:
la vita.”

Alla ricerca di un modo nonviolento di comunicare che è anche e insieme un modo nonviolento di vivere.

I titoli dei capitoli sono contenuti, forma e bussola.
Capitolo primo. Il passato è la tua lezione. Il presente è il tuo dono. Il futuro è la tua motivazione.
Capitolo secondo. In un incontro è fondamentale la prima impressione.
Capitolo terzo. Non si può sapere tutto ciò che pensano di te, ma si può capire tanto da come ti trattano.
Capitolo quarto. Avere una relazione non significa necessariamente riuscire ad incontrarsi.
Capitolo quinto. Esserci quando è il momento e non quando hai un momento: la differenza è tutta qui.
Capitolo sesto. Non posso prendermi cura dell’incontro con l’altro se l’altro non fa lo stesso.
Conclusione. Trasformare una mancanza in assenza di bisogno è degno della migliore tradizione zen.

Nel finale dei ringraziamenti Paola conclude: ” […] da soli non si può vincere e non si può vivere senza l’aiuto degli altri, ma (che) si può vivere e non soltanto sopravvivere.”

 

Per me Paola è una Hoffnungstrager: una portatrice di speranze collettive.

Nel 1996 Paola è la protagonista dell’immagine conclusiva dell’omonima exhibit black and white fotografica, esposta per l’inaugurazione della Biblioteca regionale di Aosta, intitolata “Hoffnungsträger. Portatori di speranze collettive.”

Voleva essere ed è una storia poetica contro l’ineguaglianza delle esistenze prodotta dalla guerra – la nostra guerra in Bosnia, ricordi Maria – da incidenti che provocano limitazioni insanabili, da costruzionismi, anche linguistici, che dividono le persone fra “normalmente o diversamente abili” mentre so bene che questo assunto è “questione di tempo o di fato. A volte di scelte.”

Nessuna persona di buon senso recensirebbe questo libro così.
Una persona di buon senso ne consiglierebbe la lettura.
Un libro “denso” afferma Chicco.
“Un libro da leggere” dice Maria.

 

Perché poi ti si porta dentro

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Perché poi ti si porta dentro, Aosta, 1996,  © Photo Silvia Berruto

 

Silvia Berruto

® Riproduzione riservata

04
Dic
16

NO. We can

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NO We Can

 

riproduzione non riservata anzi auspicata

by

Silvia Berruto

02
Dic
16

Chi piega la Carta alla lotta politica. Di Gustavo Zagrebelsky

La risposta di Gustavo Zagrebelsky a Eugenio Scalfari

 

http://www.repubblica.it/speciali/politica/referendum-costituzionale2016/2016/12/02/news/zagrebelsky_costituzione_lotta_politica-153259417/?ref=HRER2-1

02
Dic
16

newsletter | 2 dicembre 2016  | micromega.net

REFERENDUM

Flores d’Arcais su Le Monde:
‘Perché NO alle bugie di Renzi’

di Paolo Flores d’Arcais
La controriforma costituzionale di Matteo Renzi non semplifica il funzionamento delle istituzioni e non riduce i costi della politica. Al contrario, grazie allo strapotere dell’esecutivo e all’abrogazione di fatto di ogni potere di controllo, rafforzerà l’establishment affaristico-politico-corruttivo del paese.

Il triste “Sì” di Romano Prodi
di Tomaso Montanari
Votare Sì è insieme conservatore, perché punta su una riduzione della democrazia per conservare la diseguaglianza, e avventurista, perché scommette su un abito cucito su misura per un giocatore solo, non contemplando ipotesi subordinate.

Odifreddi: Il mio NO a una controriforma eversiva
di Piergiorgio Odifreddi
Una cospirazione di poteri istituzionali deviati e poteri economici devianti tenta di imporre una riforma costituzionale autoritaria e raffazzonata che porterà allo stravolgimento del sistema democratico.

Il referendum e il futuro dei nostri nipoti
di Pierfranco Pellizzetti
“Cari nipoti, per difendere la vostra possibilità politica di guidare domani una democrazia meno imperfetta, questo nonno, come tanti altri, si è impegnato, votando NO, a lottare contro gli imbrogli dei padroni che vogliono decidere delle nostre e delle vostre vite”.

Anna Falcone: “Da Renzi menzogne e ricatti. E Boschi fugge il confronto”
intervista di Giacomo Russo Spena
Avvocata, attivista antimafia e vicepresidente del Comitato del NO, è uno dei volti emergenti di questa campagna referendaria: “La riforma accentra potere invece di distribuire diritti, il nostro è un NO costituente”. E poi sbugiarda la propaganda renziana sugli sbandierati benefici del “Sì” su sanità pubblica e parità di genere: “Mi auguro che i cittadini colgano questa occasione per riappropriarsi liberamente del proprio futuro, senza cedere a condizionamenti”.

MELLONI La logica distorta delle “riforme”: cambiare tutto per non cambiare niente

FILOSOFIA – IL RASOIO DI OCCAM 

Governare con la crisi
di Pierre Dardot e Christian Laval
Pierre Dardot e Christian Laval dopo la pubblicazione de “La nuova ragione del mondo” e “Del comune” pongono ora alla nostra attenzione “Guerra alla democrazia”, da poco uscito in italiano per DeriveApprodi. Ne anticipiamo il primo capitolo.
Carlo Rosselli e il mito di “Giustizia e Libertà”
di
Francesco Postorino
In una fase storica che vede il trionfo del populismo reazionario e la bruciante sconfitta della narrazione liberal, è più che mai di attualità il socialismo liberale del fondatore di “Giustizia e Libertà”. Una “terza via” da non confondere con il riformismo contemporaneo propugnato dai moderati di sinistra.
SCIENZA – LA MELA DI NEWTON

Spiegare l’evoluzione: una questione di livelli
di Andrea Parravicini
Un libro ha riacceso i riflettori sulla teoria gerarchica dell’evoluzione. Un approccio neodarwiniano, multilivello ed ecologico all’evoluzione che rappresenta un promettente tentativo di unificazione dei dati eterogenei che stanno emergendo da diverse linee di ricerca.

 

IN EDICOLA MICROMEGA 8/2016 

La sharia in Europa, fondamentalismi e democrazia, la Turchia dopo il golpe: sono i temi del numero 8/2016 di MicroMega da giovedì 17 novembre in edicola, libreria, iPad e ebook. In regalo due volumetti con testi di Giorgio Bocca, Indro Montanelli e Cornelius Castoriadis.

02
Dic
16

Le tre decisive ragioni per votare NO alla proposta di massacrare la costituzione della repubblica italiana. Ricevo da Peppe Sini e posto

LE TRE DECISIVE RAGIONI PER CUI VOTARE NO ALLA PROPOSTA DI MASSACRARE LA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA

La mattina di venerdì 2 dicembre a Porta Fiorentina, a Viterbo, il responsabile del “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani”, Peppe Sini, ha tenuto una conversazione sulle tre decisive ragioni per cui votare No alla proposta di massacrare la Costituzione della Repubblica italiana

Di seguito una sintesi degli argomenti svolti.

*

Hic et nunc

Provo a dire ancora una volta nel modo più semplice e breve su cosa si vota il 4 dicembre, e mi sembra sia su tre cose essenziali.

1. Se consentire che la Costituzione della Repubblica italiana sia massacrata dalla riforma golpista del governo degli apprendisti stregoni, riforma che ne stravolge non solo 47 articoli su 139, ma l’intera struttura, gli stessi principi fondamentali e i valori supremi.

Noi diciamo No a chi vuole massacrare la Costituzione della Repubblica italiana.

2. Se consentire che la democrazia, ovvero la sovranità popolare, sia massacrata dalla riforma golpista del governo degli apprendisti stregoni, riforma che nega al popolo il diritto di voto per metà del parlamento e per l’altra metà (attraverso l’Italicum) consegna la maggioranza assoluta dei seggi a una “minoranza organizzata” violando il principio di rappresentanza proporzionale.

Noi diciamo No a chi vuole massacrare la democrazia ed imporre un regime oligarchico.

3. Se consentire che lo stato di diritto, fondato sulla separazione e il controllo dei poteri, sia massacrato dalla riforma golpista del governo degli apprendisti stregoni, riforma che trasferisce di fatto al governo espressione di una “minoranza organizzata” ingenti e cruciali poteri sottratti ad altri organi dello stato e prefigura un regime in cui un solo potere (ed espressione di un solo partito) effettualmente ne schiaccia e fagocita ogni altro.

Noi diciamo No a chi vuole massacrare lo stato di diritto ed imporre un regime autocratico.

*

Le parole e le cose

Su questo si vota: se acconsentire allo stravolgimento della Costituzione oppure no.

Il resto è propaganda e turpiloquio, ed ignobile tentativo di spostare l’attenzione da ciò che è decisivo a ciò che è accessorio, da ciò che è certo a ciò che è aleatorio, da ciò che è rocciosa realtà a ciò che è fumosa chiacchiera.

Non si vota sul presente o sul prossimo governo, si vota se acconsentire allo stravolgimento della Costituzione oppure no.

Non si vota sul gradimento di questo o quel leader o partito, si vota se acconsentire allo stravolgimento della Costituzione oppure no.

Non si vota sull’abilità affabulatrice di questo o quel pifferaio di Hamelin, si vota se acconsentire allo stravolgimento della Costituzione oppure no.

Non si vota sulle fantasmagoriche promesse dell’Eldorado propalate da tizio o da caio, si vota se acconsentire allo stravolgimento della Costituzione oppure no.

Noi votiamo No allo stravolgimento della Costituzione della Repubblica italiana.

*

La lettera rubata

Il 4 dicembre sulla scheda si troverà scritto il titolo del testo della riforma golpista del governo degli apprendisti stregoni, ma in quel titolo si occulta l’essenziale ed esso è quindi non solo reticente, ma ingannevole e fraudolento: non dichiara che si stravolge un terzo degli articoli della Carta e con essi il senso e il fine dell’intera Costituzione; non dichiara che si viola la sovranità popolare; non dichiara che s’infrange la separazione e l’equilibrio dei poteri dello stato; non dichiara che alla democrazia sostituisce l’oligarchia.

Noi votiamo No a chi vuole ingannarci e defraudarci, a chi vuole occultamente imporci un golpe.

*

La motivazione reale della riforma golpista

La motivazione reale della riforma golpista è che la Costituzione della Repubblica italiana è considerata un ostacolo dai magnati del capitale finanziario globalizzato (di cui il governo italiano non è neppure il tradizionale comitato d’affari, ma solo il servizievole valletto) che vogliono imporre il loro totale, totalitario potere.

Noi votiamo No alla dittatura planetaria di un potere che schiavizza l’umanità e distrugge la biosfera.

*

Explicit

Alla scuola di Lucrezio abbiamo appreso che solo la verità libera, e la menzogna rende schiavi.

Alla scuola di Hillel abbiamo appreso che ciò che conta è non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te.

Alla scuola di Montesquieu abbiamo appreso che occorre la divisione e il controllo dei poteri se non vogliamo che il Leviatano ci divori.

Alla scuola di Rosa Luxemburg abbiamo appreso che la libertà è sempre la libertà di chi la pensa diversamente da te, e che tu devi opporti alla barbarie, alla guerra e alla dittatura del capitale.

Alla scuola di Virginia Woolf abbiamo appreso che ogni ordine gerarchico è oppressivo e disumanizzante.

Alla scuola di Simone Weil abbiamo appreso che ogni dominazione produce barbarie e schiavitù.

Alla scuola di Hannah Arendt abbiamo appreso la banalità del male e il dovere di pensare.

Vogliamo essere persone libere e solidali.

La Costituzione repubblicana è fondamento del nostro ordinamento giuridico, difesa delle nostre libertà, garanzia dei nostri diritti, programma di una società giusta ancora da realizzare.

La Costituzione repubblicana è un bene comune che dobbiamo difendere e un appello che dobbiamo inverare.

Al referendum votiamo No.

No allo stravolgimento della Costituzione repubblicana.

No al golpe. No al fascismo. No alla barbarie.

Senza odio, senza violenza, senza paura.

Il “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani” di Viterbo

Viterbo, 2 dicembre 2016

Mittente: “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani” di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it, centropacevt@gmail.com, centropaceviterbo@outlook.it




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