Archivio per Maggio 2016

20
Mag
16

Giornata nazionale di studi “La società del non ascolto”. Oggi nella Casa di reclusione di Padova

La società del NON ASCOLTO
Mi racconto, ti ascolto: esercizi di responsabilità condivisa
Giornata nazionale di Studi
Casa di reclusione di Padova
20 maggio 2016

Italy, Veneto, Padova

Dedicato a Marco Pannella

Più di 500 persone partecipano oggi alla giornata di studi “La società del NON ASCOLTO”.
Ristretti. Per qualche ora.
E dalla parte dei ristretti. Per sempre.

L’ospite-visitatore che entra nella casa di reclusione Due Palazzi di Padova, infatti, non può non diventare, se non lo è già, coinvolto in modo permanente e irreversibile sul tema del carcere.

Ho usato il termine ospite non a caso.
Infatti nelle giornate di studio nazionali che si svolgono annualmente in questo carcere si può sperimentare cultura a tutto campo e in primis proprio il senso dell’accoglienza.

Il programma di alto profilo culturale vede l’introduzione di ogni singola sezione
a cura dei ristretti della redazione della rivista Ristretti Orizzonti.

Sono anche fotografi e videomaker esperti, redattori e giornalisti che realizzano il reportage completo di ogni giornata di studi.

Ma sono soprattutto uomini che si raccontano.
Uomini che raccontano il dolore e la perdita di sé, di familiari, di pezzi di vita e della libertà, quando si è persa la strada.
E di quando, spesso in una frazione infinitesimale di tempo e di spazio, si commette un reato dagli effetti devastanti e irreversibili. Mi riferisco a chi è condannato al carcere a vita: all’ergastolo ostativo.
Il cui certificato di detenzione riporta il timbro con la fine pena 31/12/9999.
Erano 1174 nel 2015 i condannati al carcere a vita: senza fine, senza benefici o misure alternative.

Sono tutti uomini che hanno sbagliato e che raccontano la loro ricostruzione.
Con autocritica ma in prospettiva, per chi non è ovviamente “senza scampo” ovvero un ergastolano ostativo.
In un carcere come quello di Padova dove molti studiano, riprendono a studiare e anche a lavorare nel processo rieducativo.

In carcere per imparare.
Potrebbe essere lo slogan che unisce i ristretti e noi ospiti.

Quest’anno il titolo della giornata di studi è La società del NON ASCOLTO

Ristretti Orizzonti è una rivista.
Per la diminuzione dei contributi pubblici e degli abbonamenti rischia di chiudere.
Sosteniamo tutti l’esperienza e la rivista.

Ecco l’APPELLO di Ornella Favero, direttrice della rivista

 

IO SOSTENGO RISTRETTI ORIZZONTI.

 

Silvia Berruto

 

 

 

 

 

 

07
Mag
16

NON AVERE PAURA! DONNE CHE NON SI SONO ARRESE di Cristina Monti. Torino 26 aprile 2016

NON AVERE PAURA! DONNE CHE NON SI SONO ARRESE
di Cristina Monti
Italy, Piemonte, Turin
26 aprile 2016
San Salvario
Biblioteca civica Natalia Ginzburg

 

La Liberazione.
E’ stata la protagonista dell’incontro del 26 aprile scorso, a Torino, per “La parole sono mappe” a cura dell’Associazione ALMATEATRO.

Una serata al femminile, per la collaborazione cooperativa fra l’associazione Scambiaidee, l’ANPI sezione Nicola Grosa (di San Salvario), la Circoscrizione 8 presso la cui biblioteca civica Natalia Ginzburg è stato proiettato il documentario “Non avere paura! Donne che non si sono arrese”

Per declinare il 25 aprile al femminile, in omaggio e in onore al contributo delle donne che, insieme agli uomini, lottarono per liberare l’Italia dal nazifascismo.
A 70 anni dal voto alle donne. Per centrare, ancora una volta, l’attenzione sulle donne nella Resistenza per il loro ruolo non sempre adeguatamente ricordato e, storicamente, non ancora sufficientemente valorizzato.

Le donne.
Donne che non ebbero paura, che si opposero anche a quella non-idea di Benito Mussolini che intendo qui ricordare: “Donne felici, perché fattrici di prole sana e robusta per la nazione”

Donne che si emanciparono dal sistema e dall’ideologia fasciste, ben riassunte nell’esternazione di Mussolini che ancora voglio riportare all’attenzione: “Non darò il voto alle donne … La donna deve ubbidire. La mia opinione della sua parte nello stato è opposta a ogni femminismo. Naturalmente non deve essere schiava, ma se le concedessi il diritto elettorale, mi si deriderebbe. Nel nostro stato essa non deve contare”.

Nella presentazione della serata è stato ricordato che essere antifascisti significa essere femministi e implica, anche oggi, la lotta per i valori di uguaglianza che non devono essere solo praticati, ma anche rivitalizzati.

“Ognuno di noi sia parte attiva della cittadinanza. Il 25 aprile è ri-partire dai fondamentali” ha detto l’attivista culturale della circoscrizione 8.

Raffaele Scassellati, presidente dell’ANPI di San Salvario, ha ringraziato le donne presenti e le Primule rosse, la band di Elena Gabri, Giulia Impache e Bianca de Paolis che hanno curato, e cantato, con passione resistente, la Resistenza cantata.

L’attrice Gabriella Bordin ha poi illustrato i contenuti dell’incontro e l’impianto del documentario di Cristina Monti.
“Il documento video parte da un lavoro teatrale fatto con le donne dello SPI*-CGIL Torino nel 2005 che chiese a Mariella Fabbris, a me, a Rosanna Rabezzana e a Elena Ruzza – protagoniste e animatrici della vita culturale della città e della provincia, nda – di mettere in scena la Resistenza al femminile”, che si aspettava un lavoro realizzato da attrici.
“Noi, aggiunge Gabriella, rilanciammo subito in un altro modo. Siano le donne che hanno fatto la Resistenza a parlare e ad andare sul palcoscenico! ”
Con cinque laboratori a Torino, Pinerolo, Settimo, Ivrea e a Collegno si crearono cinque gruppi di donne che diedero il loro apporto per elaborare il testo dello spettacolo “Non mi arrendo, non mi arrendo”.

Il documentario è la summa del girato delle testimonianze dirette e dei ricordi di tre donne piemontesi resistenti con alcuni estratti dallo spettacolo sopra citato: il racconto della Resistenza delle donne attraverso il teatro e attraverso il cinema.

Le tre donne sono Caterina Giacometti in Costa, “partigiana, ribella, bandita” (sono le sue parole nel documentario), Bianca Secondo e Michelina Marietta Aleina.

Bianca, Caterina, Michelina e le altre donne hanno lottato così.

“Qui ognuna racconta la propria Resistenza.
Resistenti alle mode.
Resistenti all’imbarbarimento progressivo,
Resistenti alla stupidità.
Resistenti alla cialtroneria.
Resistenti alla propaganda”

Bianca ricorda: “Credo fosse il 29 … ci hanno dislocati secondo le brigate nelle caserme.
Su un libro c’è scritto: “Nemo e L … (Ljiubitza, che vuol dire amore, nda) Cosa hanno fatto gli altri? Hanno cercato di godersi la Liberazione.
Loro hanno fatto la raccolta di sacchi di tutti i documenti dell’OVRA e del CNR.
E ce li siam traslocati per 60 anni.
Quei documenti che adesso sono … tutti … in archivio.
E son salvi! “

 

A Bianca, a Caterina e a Michelina.
A loro e a tutte le altre donne Resistenti,
COLLETTIVAMENTE,
va la mia
e
la probabile
dovuta,
allargata,
gratitudine
del
NOI.

Donne e uomini Resistenti, dopo la fine della guerra, furono costretti ad emigrare.
Non c’era lavoro per chi era stata partigiana e partigiano.

Ha scritto Joyce Lussu:
“Avevamo delle posizioni di notevole prestigio
data la nostra partecipazione alla Resistenza.

Ma le abbiamo perse subito quando
l’organizzazione dei partiti e dei sindacati
si ricostruì nel modo più tradizionale.”
Elsa Pelizzari, una partigiana della mia terra – di Lombardia – racconta la stessa storia.
A tutte e a tutti ricorda:
RESISTERE, PER ESISTERE.
E’ ancora il nostro motto! “

Silvia Berruto, antifascista

 

* Lo SPI è il sindacato pensionati italiani della CGIL
La CGIL è la Confederazione Generale Italiana del Lavoro

 

Non avere paura! Donne che non si sono arrese
Regia: Cristina Monti
Fotografia: Paolo Rapalino
Suono: Fabio Coggiola
Montaggio: Cristina Monti, Marco Duretti
Correzione colore: Marco Fantozzi
Musiche: Dogtroep, coro La Ginestra, Fabio Viana
Durata: 60′
Prodotto da SPI-CGIL Torino e Associazione Almaterra con il sostegno del Piemonte Doc Film Fund – Fondo regionale per il documentario e dello SPI-CGIL Nazionale e del Piemonte
Progetto teatrale Non mi arrendo, Non mi arrendo! a cura di: Gabriella Bordin, Mariella Fabbris, Rosanna Rabezzana, Elena Ruzza
Responsabile progetto: Eufemia Ribichini

 

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06
Mag
16

Valle d’Aosta.Lettura collettiva dei Principi fondamentali e della Costituzione Italiana 23-25-28 aprile e 2 maggio 2016

ITALY, AOSTA VALLEY, AOSTA
Lettura collettiva dei Principi fondamentali e della Costituzione Italiana
23-25-28 aprile e 2 maggio 2016
In Biblioteca regionale di Aosta e in Piazza Emile Chanoux ad Aosta e a scuola a Verres
« Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione. »
Piero Calamandrei, Discorso ai giovani tenuto alla Società Umanitaria, Milano, 26 gennaio 1955

 

L’affermazione che la Costituzione della Repubblica Italiana sia incompiuta è un dato di fatto.

Piero Calamandrei, già nel 1951, nell’articolo La festa dell’Incompiuta, pubblicato su Il Ponte (numero 6), sosteneva: “Il 2 giugno si festeggia il terzo anniversario della Costituzione. Di quale Costituzione? Di quella che ci dovrebbe essere o di quella che c’è? Di quella teorica immaginata dalla Costituente, o di quella pratica, messa in atto dal governo?
Nella Costituzione teorica è scritta a chiare lettere la condanna dell’ordinamento sociale in cui viviamo, e la promessa di trasformarlo dalle fondamenta: frasi impegnative come il <<diritto al lavoro>>, la <<pari dignità sociale di ogni persona>>, il diritto di chi lavora ad una retribuzione <<sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa>>, sembrerebbero lo squillo di una rivoluzione legalitaria già in marcia. Ma non basta accorgersi che queste promesse non sono state ancora mantenute, per accusare senz’altro il governo di deliberato tradimento della Costituzione: queste si sa, sono promesse a lunga scadenza, e il governo può giustificarsi col dire che, finché c’è da pensare al riarmo, i tempi per pensare ad altro non sono maturi.”

E’ una riflessione di grande attualità, pronunciata 65 anni fa.
In Italia, il 12 aprile scorso, il testo del disegno di legge costituzionale n.1429-D, presentato dal Presidente del Consiglio dei Ministri – Renzi – e dal Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento – Boschi: Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione, è stato votato, per l’ultima volta, dalla Camera.
In questo contesto nazionale, e nella possibile prospettiva dell’adozione di una nuova costituzione, si collocano tutte le letture collettive dei Principi Fondamentali e della Costituzione Italiana proposte dal progetto culturale Collettivamente memoria.

In biblioteca, in Piazza Emile Chanoux ad Aosta e a scuola a Verrès (Valle d’Aosta, Italy).

La lettura è sempre preceduta, dalla cerimonia, divenuta ormai un Leitmotiv, dalla deposizione a terra, con un’adeguata protezione, di una copia della Costituzione, centro e simbolo di questo ritrovarsi collettivo. Quest’anno il momento è stato vissuto con la consapevolezza di una possibile cerimonia d’addio per la quale, a stento, ho trattenuto una composita, ma pur sempre presente, commozione.

Ad esse si è unita la dichiarazione d’impegno collettivo in difesa di un’attuazione completa della Costituzione, dei suoi contenuti e dei suoi indirizzi, prima di una prematura revisione e/o di una deformazione del testo.
Dopo la lettura in sezione ragazzi presso la Biblioteca regionale di Aosta, seguita due giorni dopo, dalla consueta lettura in sezione adulti nella stessa biblioteca, nello spazio antistante alla sala conferenze – luogo appositamente scelto appositamente per intercettare i lettori di passaggio, la lettura collettiva si è tenuta, forse con un pizzico in più di sacralità, considerata la situazione, nella cerimonia ufficiale del 25 aprile, per voce delle studentesse Silvia De Gattis e Sophia Grosso che hanno letto il Preambolo e i Principi Fondamentali della parte prima della Costituzione della Repubblica Italiana (in Gazzetta Ufficiale del 27 dicembre 1947, n. 298).
Dopo l’alzabandiera e la deposizione di una corona al Monumento del soldato valdostano, le due studentesse sono salite sul palco tra i politici, alcuni membri del Consiglio regionale, il Sindaco di Aosta e il senatore Gianfranco Pagliarulo oratore dell’Anpi (associazione nazionale Partigiani d’Italia).

 

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Il 28 aprile, in omaggio al giorno della Liberazione di Aosta, al centro della Piazza principale della città, dedicata al martire Emile Chanoux, cittadine e cittadini liberi hanno letto, ancora una volta, collettivamente, la Costituzione.

Fuori da copioni e da piste pretracciate, la lettura collettiva della Costituzione, che potrebbe apparire un momento di pura retorica, produce invece riflessione, protagonismo e coesione civici fra i partecipanti, che possono percepire, nella piazza dove confluirono le Partigiane e i Partigiani proprio quel 28 aprile di 71 anni fa, il senso e la responsabilità dell’essere collettivamente cives, donne e uomini liberi, in virtù e grazie ad un libro per il quale molte e molti sacrificarono anche la Vita.

Il 2 maggio, infine, l’ultima lettura collettiva, proposta dal progetto culturale Collettivamente memoria 2016, si è tenuta a scuola.
In una scuola primaria di primo grado, l’Istituzione scolastica Evançon 2 di Verrès, con 65 piccole e piccoli apprendisti cittadini abbiamo condiviso il portato e l’impatto pratico nella vita quotidiana dei primi 12 articoli, detti Principi Fondamentali o supremi, lo ricordo per il pubblico internazionale, che non possono essere oggetto di modifica attraverso il procedimento di revisione costituzionale.

E’ stato appassionante, ed edificante insieme, apprezzare il livello di approfondimento, di padronanza e di restituzione collettive di temi e problemi quali il lavoro e l’assenza del lavoro; la constatazione di presunte, e non reali, differenze di genere nell’esecuzione di un lavoro, la coscienza della diseguaglianza delle retribuzioni fra uomini e donne a parità di lavoro.
La difficoltà, nel quotidiano, ad essere e a diventare cittadini italiani.
Per qualcuno di queste piccole e piccoli studenti si pone il problema dell’ottenimento della/di una nazionalità: non solo per appartenere ma per poter crescere.

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Dedico ad Amrane e a tutte le giovani e a tutti i giovani resistenti di oggi, le mie lotte.
In difesa della Costituzione della Repubblica Italiana

Silvia Berruto

 

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03
Mag
16

3 maggio. Giornata Mondiale della Libertà di Stampa

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Il Segretario-Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, e il Direttore Generale dell’UNESCO, Irina Bokova, hanno sottolineato l’importanza della libertà di stampa, un diritto sancito nell’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, quale  valore “essenziale alla costruzione di una di una società libera e democratica”. Si tratta, dunque, di un diritto fondamentale, “prerequisito per la protezione e la promozione di tutti gli altri diritti umani”.

Tuttavia, come ricordato dai due massimi funzionari ONU nella Dichiarazione congiunta rilasciata proprio in occasione della Giornata Mondiale della Libertà di Stampa, l’esercizio di tale diritto, “non avviene automaticamente” ma necessita di un ambiente sicuro, nel quale “tutti possano parlare liberamente e apertamente, senza timore di rappresaglie”.

Per Ban Ki-moon e Irina Bokova, il XX anniversario di questa importante giornata rappresenta l’occasione per “rinnovare il nostro impegno in un’epoca irta di sfide”. Come noto, ogni giorno la libertà di stampa affronta nuove minacce. Più di 600 giornalisti sono stati assassinati negli ultimi dieci anni e molti di loro erano corrispondenti in aree non interessate da conflitti. Purtroppo, un diffuso clima d’impunità perdura: basti pensare che, ogni dieci casi di omicidio con vittima un giornalista, nove rimangono impuniti. Inoltre, ancora troppi lavoratori nel settore dei media subiscono intimidazioni, minacce e violenza e molti altri ancora sono vittime di detenzione arbitraria e torture.
 
“Di fronte a cotanta insicurezza e ingiustizia, dobbiamo agire in maniera decisa”. Non a caso, il tema che l’UNESCO ha scelto per quest’anno è “Parlare senza timore: assicurare la libertà d’espressione in tutti i mezzi d’informazione”. L’obiettivo è dunque portare avanti un’azione internazionale al fine di tutelare “la libertà di espressione e la sicurezza di ogni giornalista, in ogni paese, spezzando così il circolo vizioso dell’impunità”.

Sono questi i pilastri del piano d’azione delle Nazioni Unite per la sicurezza dei giornalisti e la questione dell’impunità. L’impegno dell’ONU in questo senso si concretizza nel coordinamento delle iniziative, nell’attività di sensibilizzazione e nel supporto ai paesi che stanno implementano i principi internazionali e legiferando in favore della libertà di espressione e di informazione.

Ban Ki-moon e Irina Bokova hanno esortato a non trascurare i canali di informazione digitali: blogger, appassionati di giornalismo partecipativo e social media producer, così come le loro fonti, temono infatti sempre più per la loro incolumità. Non si tratta solo di minacce fisiche, bensì anche di violenza psicologica ed emotiva sotto forma di attacchi cibernetici, furto di dati, intimidazione e violazioni della privacy. “Oltre a limitare la libertà di espressione e a rappresentare un rischio per i giornalisti e le loro fonti, comportamenti simili impediscono a tutti di godere di contenuti online liberi e gratuiti.”

In occasione della Giornata Mondiale per la Libertà di Stampa, il Segretario Generale delle Nazioni Unite e il Direttore Generale dell’UNESCO hanno infine invitato i governi, la società civile e i singoli cittadini a fare del loro meglio per garantire la sicurezza di tutti i giornalisti. Tutti hanno una voce e tutti hanno il diritto di esprimersi liberamente e in sicurezza.

 

Anche nelle città più piccole come nei piccoli paesi d’Italia non è possibile esprimersi senza ritorsioni.

Essere allineati assicura il lavoro.

Promuovere un giornalismo critico e il consumo critico di informazione nei piccoli territori non è neppur più un dovere.

In senso ostinato e contrario scriviamo.

E il prezzo da pagare è alto.

Apprezzati e pubblicati a livello internazionale e mondiale, a livello locale non esistiamo.

Per questo, e per tanti motivi ancora, in tante e tanti abbiamo scelto di fare nostro, e di tentare di seguire nell’azione quotidiana, che vorremmo nonviolenta, il suggerimento del Mahatma:
“Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo!”

NOI. ” […] limitati e giusti, giusti un quanto limitati: come diciamo noi che non osiamo pretendere d’essere giusti ma ci sforziamo solo di non essere limitati, noi ormai tanto connaturati al nostro incerto stato da non volerlo cambiare per nessun altro.”

Estratto da Un’amara serenità di Italo Calvino

Con rispetto,
 Silvia Berruto, giornalista contro il razzismo, amica e persuasa della nonviolenza

IN DIREZIONE OSTINATA E CONTRARIA, da 
Aosta

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