Archive for the 'antifascisti sempre' Category

13
Ago
23

CAMMINATORI E CAMMINATRICI PER LA PACE E IL DISARMO. La camminata da Maresca a Sant’Anna di Stazzema, 6-12 agosto 2023

Camminare è un atto politico.

Una azione a matrice e a pensiero nonviolenti.

La camminata per la Pace e il Disarmo 2023, partita il 6 agosto scorso da Maresca, sita sull’Appennino pistoiese, è terminata il 12 agosto a Sant’Anna di Stazzema. 


Inizio del cammino.
© Photo Camminatori e camminatrici per la Pace e il Disarmo, 7 agosto 2023

I camminatori e le camminatrici hanno dichiarato, prima della loro partenza, che avrebbero ‘’camminato l’antifascismo’’ in un percorso che si snoda fra luoghi della storia e della memoria dell’Appennino tosco-emiliano. 

Camminare l’antifascismo, ispirato dall’esperienza della camminata, è il titolo dell’ultimo libro, scritto dal giornalista-attivista-camminatore Lorenzo Guadagnucci: Camminare l’antifascismo. La memoria come ribellione all’ordine delle cose.

«Motivo principale della camminata, forse, è che vivendo in uno spazio pubblico che spinge a pensare il meno possibile, è sempre fondamentale prendersi il tempo per avere ritmi diversi e la possibilità di andare un po’ più in profondità nelle cose. 

Alla fine la camminata è un tirarci fuori da questo vortice del non pensare, del rimanere sulla superficie delle cose, magari distratti da questa o quella vampata di pseudo-dibattito, è quindi riprendersi lo spazio e il tempo per ragionare su qualcosa che ci sembra fondamentale: trovare le motivazioni più profonde nel desiderio che comunque abbiamo di voler cambiare questo stato delle cose che non ci piace.

Sappiamo che in quella memoria, in quella tradizione che abbiamo messo a fuoco nel tempo dell’antifascismo e della Resistenza, tante ragioni ci sono ancora.

E quindi torniamo lì con le consapevolezze che sono sempre nuove nel presente, nell’attualità.

Per cui, per noi, credo che camminare alla fine sia questo.

Dopodiché le diamo ogni anno sempre dei contenuti nuovi».

Così precisa il senso della camminata Lorenzo Guadagnucci, camminatore.

Osservo che ci sono stati cambiamenti del percorso e che sono numerosi i contributi di docenti universitari, di storici, di giornalisti.

Quest’anno è da segnalare la presenza di alcuni membri del Collettivo di Fabbrica dell’ex GKN di Campi Bisenzio.

Per evitare il rischio, sempre incombente, della ritualità, sono stati inseriti, nuove tappe e nuovi temi sui quali riflettere. 

«Noi sappiamo che la tradizione antifascista è stata inghiottita dalle cerimonie che alla fine diventano abbastanza fini a se stesse.

E spesso l’antifascismo, è un po’ la critica che facciamo, è enunciazione e non pratica.

E’ molto facile enunciare.

Tanti soggetti, tante parti politiche si sono accontentate, nel tempo, delle enunciazioni dell’antifascismo.

Noi, invece, pensiamo che sia azione. Vogliamo che sia azione.

[…] Ci siamo accorti studiando che anche l’atto del camminare, quindi il percorrere i luoghi, offre tantissimi spunti di riflessione, molto diversi fra di loro. Lo sappiamo e quindi lo vogliamo anche mettere in pratica.

Cambiare percorso significa incontrare cose nuove».

Quest’anno i temi per la riflessione sono stati scelti a partire anche dalle spinte dell’attualità. 

All’insegna della partecipazione. Più precisamente dell’autogestione, dell’autogoverno.

«È per questo che siamo partiti con questa connessione, che potrebbe sembrare un po’ azzardata, ma che così poi azzardata abbiamo capito non essere, fra l’esperienza presente del progetto di recupero di una fabbrica, la GKN di Firenze, che è una delle esperienze più interessanti che ci sono attualmente in Italia: di attivismo, di pensiero, di azione, e l’esperienza di autogoverno che fecero i Partigiani non troppo distanti dai luoghi che siamo abituati a frequentare, la Repubblica di Montefiorino (sulla montagna modenese, ndr) che fu una Repubblica partigiana per un paio di mesi».

Montefiorino si autoproclamò indipendente il 18 giugno 1944. 

La ‘seconda’ Repubblica di Montefiorino rimarrà zona libera sino alla Liberazione.

«C’è questa esperienza, forte, di recupero di una tradizione che la sinistra sociale ha avuto nel suo passato…la classe operaia, se vogliamo. 

E poi ha avuto anche questa espressione del mondo partigiano che ritorna in questa esperienza della GKN con un messaggio molto forte anche di rottura di queste presunte regole economiche e anche di dimostrazione del fallimento della classe imprenditoriale in questo momento storico: quindi un’esperienza che ci premeva mettere a fuoco.

Quest’anno abbiamo pensato di fare questo percorso che, come al solito, cerchiamo di arricchire con gli strumenti di conoscenza ».

Il primo giorno c’è stato un incontro a Maresca con ospiti di spessore culturale: lo storico Mirko Carrattieri che è stato tra i fondatori e direttore del Museo di Montefiorino, rappresentanti del collettivo di Fabbrica dell’ex GKN, il Professor Leonard Mazzone, ricercatore, che ha affiancato il Collettivo nella costruzione della Cooperativa che sta nascendo – la GFF – che sta attivando un progetto di reindustrializzazione della fabbrica, in qualche modo sostituendosi all’ ‘’assenteismo, non innocente, della proprietà».


Da sinistra Mirko Carrattieri, Lorenzo Guadagnucci, Matteo Moretti e Danio Dainelli del Collettivo di fabbrica ex GKN, Leonard Mazzone.
© Photo Camminatori e camminatrici per la Pace e il Disarmo, Maresca, 6 agosto 2023

«È un modo per mettere in pratica, per portare alla luce, la connessione che c’è tra l’antifascismo storico e il presente».

Il gruppo dei camminatori e delle camminatrici per la Pace e il Disarmo sta progettando anche di diventare azionista della futura cooperativa poiché è prevista dallo statuto la presenza di soci finanziatori.  

Saluto di Luca Marmo Sindaco di San Marcello Piteglio e Presidente della Provincia di Pistoia © Photo Camminatori e camminatrici per la Pace e il Disarmo, Il Poggiolino, 7 agosto 2023

Il 12 agosto, all’alba, ancora una volta di sabato, come nel 1944, i camminatori e le camminatrici sono saliti, in silenzio, fino alla Vaccareccia in memoria delle donne e dei bambini trucidati dai nazisti e delle donne e dei bambini che sono lasciati affogare nel Mediterraneo.

Li ha guidati Lorenzo Guadagnucci.

 

Sant’Anna di Stazzema è nell’anima.

Noi, donne e uomini liberi, dobbiamo la nostra Libertà ai Partigiani, a tutte e a tutti coloro che hanno gettato le basi morali della Repubblica e della Costituzione Italiana.

In questo senso, per storia e memoria, camminare è un’utopia concreta.

«Sono gli ideali, le convinzioni profonde a dare senso alla vita: alla vita i molti se non di tutti. 

Soprattutto oggi, in un mondo così cinico, governato dal tornaconto personale, camminare inseguendo l’utopia è una forma di salvezza. 

L’utopia può diventare una bussola e proteggere dalle pressioni esterne, creando uno spazio mentale intangibile. 

Forse coltivare l’utopia è il solo modo rimasto per occuparsi di politica, dopo il cosiddetto crollo delle ideologie» sostiene Eduardo Galeano, citato in parte, in quarta di copertina di ‘’Era un giorno qualsiasi. Sant’Anna di Stazzema, la strage del ’44 e la ricerca della verità. Una storia lunga tre generazioni’’. Lorenzo Guadagnucci, Terre di Mezzo Editore, 2016.

Nella consapevolezza che l’utopia è come l’orizzonte: cammino due passi e si allontana due passi. Cammino dieci passi e si allontana dieci passi. L’orizzonte è irraggiungibile.

E se ci domandiamo a cosa serve l’utopia? La risposta di Galeano è ancora una base sicura. «Serve per continuare a camminare».

Silvia Berruto

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25
Apr
23

25 APRILE 2023

COSTITUZIONE ITALIANA

DISPOSIZIONI TRANSITORIE E FINALI

XII

E’ vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.

27
Gen
23

FARE STORIA E MEMORIA E’ NECESSARIO. Il percorso atipico proposto da Collettivamente memoria per il Giorno della Memoria 2023

Silenzio.

Dal Silenzio. Al silenzio.

Il percorso per il Giorno della Memoria 2023, proposto dal progetto culturale Collettivamente memoria, ha un andamento circolare: dal silenzio al silenzio.
A’ rebours.
Et vice-versa.

Dal Silenzio. Al silenzio.

Un silenzio assordante. Permanente. Senza possibilità altre.

Perché le parole non ci sono. Non, non sono sufficienti.

Possono esserlo i fatti e le suggestioni.
Le idee interpretate da chi sa portarci fuori dall’apparente fissità del silenzio, anche solo per un poco.

Con la forza dell’evocazione.

Vite silenziose di Juri Camisasca è dedicata a Hetty Hillesum.
Testimone a Westerbork e a Auschwitz.
«Quando preghi per qualcuno gli dai un po’ della tua forza, alleggerisci le sue ali.  […] sola come un angelo ferito, con la voce piena di vita ti sento ancora gridare: mi basta essere, mi basta vivere, mi bastano poche cose. Mi basta essere, mi basta vivere, tra vite silenziose».

Destini incrociati per le tre donne a cui cerchiamo di rendere omaggio: Etty, Anne e Carla.

Quando dai suoni mozzafiato del pianoforte di Sade Mangiaracina ecco Anna.
Siamo catapultati, senza via di scampo, nella storia e nella memoria di Anne Frank.
Si apprezzino i diversi climax del brano.
L’ossessiva ripetizione di un fraseggio verso la fine del brano per oltre un minuto.
La ripresa di un frammento noto.
Poi la fine.

Indispensabile quanto necessario il diario di Carla Simons.
Dall’epilogo à rebours et vice-versa.
E’ un’opera necessaria.
Meravigliosa quanto struggente.
Dalla mortalità delle esistenze all’immortalità dell’anima.
Persempre.

Dialogo è un testo necessario che ben restituisce la posizione ingombrante di molti noi quando veniamo messi all’angolo dall’incapacità e dallo spaesamento provati nei confronti della Shoah.

L’estratto da Il sergente nella neve per ricordare le guerre e le dinamiche, perverse, che in esse si producono.
Per il tenente l’anziano nel letto è un partigiano che, nella realtà, altro non è che un paralitico.
Le donne e i bambini …
A ricordare, se ancora ce ne fosse bisogno, che nelle guerre le vittime civili sono il 90%.

Sei minuti all’alba evoca gli ultimi minuti di vita di un partigiano prima della fucilazione.
Dedicata al padre, Giuseppe Jannacci, partigiano, che si è distinto per un’azione di difesa partigiana in piazza Novelli a Milano.
Enzo avrebbe sottilineato la motivazione della dedica così: «Vorrei dedicare questa canzone a mio padre, è importante ricordare visto che oggi (la canzone è del 1965, ndr) c’è chi confonde la Repubblica di Salò con la Repubblica di San Marino».
Imperdibile.
In milanés.

Senza fine è Noi non dimentichiamo di Enza Falcomatà.
Mònito e memoria insieme.
Nell’autenticità della dichiarazione di intenti che dice a tutti perché NOI di Collettivamente memoria lavoriamo ogni giorno sulla memoria.

E’ l’unico contributo senza audio.
Nel silenzio assordante che ci circonda.

Questa serie di contributi non è la scaletta di uno spettacolo, non potrebbero mai esserlo.
Non è una commemorazione.
Non è una lezione.
Non è una lettura.
Non è.

E’ un percorso piuttosto a ostacoli.

Con le testimonianze della volontà di vivere di Etty, Anne e Carla. Nonostante tutto.

Per quel che sta dentro molte e molti di noi che come qualcuno ebbe a dire: per quanto è stato e sta in te e non ti lascerà per sette generazioni.

E’ un tentativo altro di fare storia e memoria attraverso le nostre suggestioni e il nostro portato culturali.

Chi sceglierà di percorrere questo percorso potrà costruirsene uno proprio, o nessuno, in varie direzioni, en avant et à rebours, trasversali. Con direzioni ostinate e contrarie.

Perché è necessario.

Noi non dimentichiamo, per la quindicesima volta, gli amici e maestri Italo Tibaldi e Ida Desandré deportati politici e Anna Cisero Dati staffetta partigiana.
Oltre a tutte e tutti quelli che non sono tornati.

Questo tentativo, ancora una volta per l’esattezza la quindicesima, non sarebbe stato senza:

il canto prezioso di Juri Camisasca che ha autorizzato «con gioia» – e ancora una volta – la proiezione del video,

la voce che dà canto alle parole del silenzio facendosi incanto, a cura della nostra amica e grande, grande, attrice Paola Roman,

Il pianoforte di Sade, vera rivelazione, non solo per me, per il brano Anne. Per l’empatia e per la forza che sprigiona,

la capacità di Enzo di farci essere presenti al presente,

la sensibilità e la sollecitazione quotidiana a non dimenticare per l’attivismo e la convinta partecipazione dell’amica sempre presente Enza Falcomatà,

la precisione, lo stile, la vicinanza e la locandina. Oltre a ore di lavoro lavorate in professionalità e la cura, a cura di Enrico G. che non so mai come devo presentare,

di tutte e di tutti quelli di Collettivamente memoria,

di tutte e di tutti quelli che ci sono accanto.

Dal Giorno della Memoria alla memoria di tutti i giorni come, ci, diceva sempre Italo Tibaldi,
attendo Vostre.

Silvia Berruto,
antifascista

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05
Giu
21

“Siamo testimoni non perché c’eravamo ma perché continuiamo a esserci”

ITALY, LOMBARDIA, 28 maggio 2021 

47.mo anniversario della Strage di Piazza della Loggia

«Il 28 maggio a Brescia è sempre una data attorno alla quale la città si ritrova e sa raccogliersi.

È ormai una data che appartiene a tutti. Appartiene davvero in senso proprio ampio.

Il TEMA fondamentale per le varie associazioni e ma anche per i singoli cittadini, è proprio quello di ritrovarsi. 

Un’occasione per ritrovarci per sentire, rivivere quei giorni e vedere in che termini e in che modo ci parlano ancora nel nostro presente.

Il tema del manifesto Siamo testimoni non perché c’eravamo ma perché continuiamo ad esserci

è stato suggerito da un cittadino. 

Questo testimonia come questa volontà di esserci diventi trasversale dal punto di vista generazionale.

E non soltanto quindi ‘chi c’era’. Questo ‘continuiamo ad esserci’ vuol dire continuiamo non soltanto a ricordare quel fatto ma anche farlo vivere nelle sue finalità, nei suoi valori, nelle ragioni per cui eravamo in piazza.

Credo che questo sia stato il valore di questo 28 maggio.

Così Manlio Milani, Presidente della Casa della Memoria di Brescia.

«La presenza della Ministra della Giustizia Marta Cartabia ha rappresentato un momento importante e, al contempo, un messaggio.(Presenza online, ndr).

«Un messaggio importante, il fatto di esserci» a dire «che LA RICERCA DELLA VERITA’ non si è chiusa con la sentenza o la prima condanna ma che è un percorso ancora da esplorare, da portare avanti.

Peraltro pensiamo che, entro la fine dell’anno, ci debba essere la chiusura di due nuove istruttorie che sono aperte a Brescia.

La ricerca della verità su questa strage lo sappiamo riguarda anche altre stragi».

La piazza c’è stata tutto il giorno.

«La commemorazione è iniziata, come è tradizione, la mattina con l’omaggio cattolico – la Messa – al cimitero Vantiniano.

Poi è cominciata la sfilata delle delegazioni che entrano in piazza per l’omaggio floreale alla stele.

Anche questa è ormai una splendida tradizione: il portare i fiori. 

Questa pietà laica, iniziata sin da subito 47 anni fa, si è ripetuta ancora.

Alle ore 10,12 (ora dello scoppio della bomba il 28 maggio 1974,ndr) otto rintocchi della campana dei Macc de le ùre sulla Torre dell’Orologio, in ricordo delle vittime di Piazza della Loggia: 

Giulietta Banzi Bazoli 

Livia Bottardi Milani 

Euplo Natali

 Luigi Pinto

Bartolomeo Talenti 

Alberto Trebeschi

Clementina Calzari Trebeschi

Vittorio Zambarda

«In mattinata è stato inaugurato un altro tratto del percorso del Memoriale delle vittime del terrorismo.

«Quel percorso che, partendo da Piazza della Loggia, vengono collocate in terra sui marciapiede dove la gente cammina: una sorta di pietre di inciampo insomma.

Delle singole formelle in serizzo. Su ciascuna di esse viene collocato il nome di una vittima del terrorismo, la data e il luogo dove la vittima è stata uccisa e la professione esercitata.

Per dimostrare come il terrorismo in Italia non abbia risparmiato nessun tipo di professione: dalla casalinga, al magistrato, allo studente, al cuoco.

Tutta la società coinvolta, investita – diciamo così – dal terrorismo.

Queste formelle, alla fine, saranno oltre 430.

Partendo da Piazza della Loggia incrociano nel percorso di avvicinamento al punto finale che sarà il Castello, 

intanto incontrano la storia bresciana: Tito Speri e quindi il Risorgimento che per Brescia vuol dire le famose X giornate (23 marzo-1 aprile 1849, ndr) di resistenza contro gli Austriaci.

Per concludersi in Castello dove furono torturati, imprigionati e uccisi i Partigiani nel corsi della lotta resistenziale.

Il punto di partenza – Piazza della Loggia – intesa come luogo di difesa della democrazia conquistata con la lotta antifascista».

Chiedo a Milani: Qual è Il valore politico di Piazza della Loggia?

Milani. Credo che stia soprattutto in una dimensione unitaria della vicenda e da come la città ha colto e ha curato, diciamo così, questa ferita.

Ci sono dei valori e dei momenti che riguardano tutti, che sono trasversali a tutti e che, proprio per questo, devono vedere le priorità perché costituiscono i punti di riferimento del convivere civilmente.

Credo che quest’anno abbia davvero recuperato, o meglio esaltato nuovamente, questo momento.

Di fronte a fatti di estrema gravità la risposta non può che essere l’unità della città in questo caso ma potrebbe essere anche l’unità del paese che affronti la grave situazione del momento per poi ovviamente ripristinare tutta la dialettica politica e il conflitto politico nel pieno rispetto della Carta Costituzionale.

Questa credo sia la lezione politica che viene da Brescia.

SB_ La dimensione unitaria da subito!

MM_ Fu la caratteristica della risposta.

Certo.

Non solo. 

Ma la caratteristica della risposta bresciana fu che la difesa, in quel momento, delle istituzioni – pensiamo alla gestione della Piazza, pensiamo al giorno del funerali- la risposta fu appunto quella di dire ‘se l’obiettivo è colpire le istituzioni camere ad ogni cittadino difenderle. 

Il servizio d’ordine, e l’autogestione della Piazza in quelle giornate, fu composto SOLO ED ESCLUSIVAMENTE DA CITTADINI.

Le forze dell’ordine vennero estromesse, allontanate.

Certo c’era anche un atteggiamento di sfiducia in quel momento perché non posiamo dimenticare che Piazza Loggia avviene dopo Piazza Fontana, la Questura di Milano, Peteano.

Ma il punto centrale dell’autogestione della Piazza fu appunto quello di dire: «NOI SIAMO LE ISTITUZIONI».

Intervento Ministra della Giustizia Marta Cartabia

Manifesto Costituente_Brescia_ 28 maggio 2021

L’Osservatorio democratico sulle nuove destre-Azione antifascista Brescia ha invitato Saverio Ferrari in Piazza Loggia a Brescia-28 maggio 2021

l’osservatorio democratico sulle nuove destre-azione antifascista brescia ha invitato saverio ferrari in piazza loggia a brescia – 28 maggio 2021

e

(Italiano) L’Osservatorio democratico sulle nuove destre

Silvia Berruto – TRANSCEND Media Service

(Estratto dall’articolo originale)

Silvia Berruto, antifascista

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27
Mar
17

Fuori programma e aperitivo resistente “en attendant Adelmo(t)”. Oggi all’Espace populaire di Aosta alle ore 18

Cervi copiaCerviPAGINA 2Cervi PAGINA 3 copiaCerviPAGINA 4 copiaCerviPAGINA 5

UNO DEI DOCUMENTI PREPARATI PER L’INCONTRO PREVISTO PER OGGI

OGGI, LUNEDI 27 MARZO 2017 _ AOSTA_ESPACE POPULAIRE_FUORI PROGRAMMA E APERITIVO RESISTENTE EN ATTENDANT ADELMO(T)
SANTE’ ET SALUT!
E BUONE RESISTENZE A TUTTE E A TUTTI!

Alla salute di Adelmo(t) e di tutte le donne e di tutti gli uomini Resistenti, maestre e maestri di vita, senza i quali non potremmo essere come siamo.
ANTIFASCISTI E RESISTENTI.
RICONOSCENTI A LORO, PERSEMPRE.

Silvia Berruto, antifascista

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25
Mar
17

En attendant Adelmo(t). Lunedì 27 marzo 2017 all’Espace Populaire di Aosta

STORIE, sezione new entry di Collettivamente Memoria 2017 (CM), è nato come un autoregalo e una festa, insieme.

Per festeggiare la decima edizione di un progetto culturale autoprodotto, autogestito e autofinanziato.

Nato nel 2008 all’Espace Populaire di Aosta per fare storia e memoria nel Giorno della memoria – il 27 gennaio – che in quell’anno “cadeva” (come successe anche nel 2013) di domenica, quando l’istituzione e gli spazi istituzionali sono, istituzionalmente, chiusi.

Testardamente ho voluto iniziare un progetto collettivo chiamando intellettuali, amiche e amici, sconosciute e sconosciuti per un’idea di progettazioni per storie e memorie al presente, al passato e soprattutto al futuro.

Italo Tibaldi che con Ida Desandré, deportati politici e Anna Dati, staffetta partigiana, sono le maestre e il maestro, le amiche e l’amico a cui è dedicato il progetto culturale.

Per una memoria al futuro” (Italo Tibaldi) è la dedica-mònito che porto scolpita nel cuore, nella foto che espongo in ogni incontro di CM e nella vita di tutti i giorni, avendo accettato, insieme a Giovanna Capitanio, di accogliere il testimone che Italo ci aveva chiesto di ricevere come impegno duraturo da portare nel tempo, ovvero persempre.

Più di 1500 le studentesse e gli studenti incontrate/i (da me che non faccio più l’insegnante da più di vent’anni) con una punta di 240, l’8 marzo 2016 presso la scuola secondaria di primo grado Tommaso Fiore di Bari; migliaia le persone incontrate anche in miniraduni con 3 o 4 persone di pubblico.
Financo ad un incontro, rivolto ad alunni che non si presentarono. Per il famoso stile di sciopero al contrario, con la compagna intellettuale Enza Berta decidemmo di presentare il nostro speech comunque … consapevoli che l’aere porta pensieri e contenuti comunque e ovunque. E’ stato in sala conferenze della biblioteca regionale di Aosta: a testimonianza di questa testardaggine culturale esiste videoregistrazione di quella che potremmo definire il più improbabile ma il più singolare incontro di CM.

Sempre testardamente con i giovani al centro del testardo e permanente tentativo di volerli sempre e sempre più protagonisti.
Con le loro opere creative e con le loro opere d’arte: corti, film, concerti, interviste, testimonianze.
Amrane Bouzadi, cittadino italiano, quest’anno è stato il testimone più giovane: 10 anni.

Per la costruzione di un NOI collettivo, culturale, politico, umano.

Dai 5 incontri del 2008 ai 17 di oggi. Così Collettivamente Memoria costruisce pensiero e “narrazioni ” nuove. 5 incontri speciali e imperdibili nella sezione Storie come però imperdibili sono tutti gli incontri di CM considerato il portato singolo e collettivo di tutte e di tutti i presenti: autori, relatori, organizzatori, testimoni, tecnici e, last but not least, il pubblico, mai passivo.

Per il rispetto del pubblico e di chi non avremo raggiunto per avvisare del rinvio dell’incontro di oggi (per i lettori di Transcend) lunedì 27 marzo 2017, ho pensato, costretta dalla “congiuntura sfavorevole”, ad un fuori programma.

ADELMO CERVI E GIOVANNI ZUCCA erano attesi per la presentazione all’Espace Populaire di Aosta dell’imperdibile biografia della storia di Adelmo nell’importante e necessario testo IO CHE CONOSCO IL TUO CUORE. Storia di un padre partigiano raccontata da un figlio.
Per la co-promozione di CM2017, Espace populaire di Aosta, con la COMMISSIONE SCUOLA “Dolores Abbiati” del Comitato provinciale dell’A.N.P.I. di Brescia, la SEZIONE A.N.P.I. “Italo Nicoletto” di Salò, il CIRCOLO ARCI “VITTORIO ZAMBARDA” di Salò, Comitato regionale A.N.P.I. Valle d’Aosta.
Con tutti questi soggetti ho lavorato, collaborato, e collaboro, per la costruzione di un NOI.
Da settembre ho lavorato col direttivo dell’Espace Populaire e con questo gruppo di promotori, ma anche con la direttrice dell’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea di Aosta Daria Pulz, con Sergio Rossi e le bibliotecarie e i bibliotecari e René Desandré tecnico insuperabile della Biblioteca regionale di Aosta, con la Signora Lorena Dovigo dell’URP (ufficio relazioni per il pubblico) della Regione Autonoma Valle d’Aosta per la richiesta della istituzionale Maria Ida Viglino che accogliesse almeno 180 studentesse e studenti, con le segreterie di alcune scuole aostane, con i professori tra cui i soliti prof e amici antifascisti, con le giornaliste e i giornalisti degli organi di informazione locali.

Per un improbabile scherzo del destino e per un inciampo nelle comunicazioni l’incontro di oggi, lunedì (sempre per i lettori di TMS) salta.

Ma invece di saltare proporrò a chi arriverà all’Espace di saltare con me, con, e in un FUORI PROGRAMMA E UN APERITIVO contro il logorìo della vita moderna.

Alla salute di Adelmo(t) e di tutte le donne e di tutti gli uomini Resistenti, maestre e maestri di vita, senza i quali non potremmo essere come siamo.
ANTIFASCISTI E RESISTENTI.
RICONOSCENTI A LORO, PERSEMPRE.

En attendant Adelmo(t).

Silvia Berruto, antifascista

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LUNEDI 27 MARZO 2017 _ AOSTA_ESPACE POPULAIRE_FUORI PROGRAMMA E APERITIVO RESISTENTE “EN ATTENDANT ADELMO(T)”
SANTE’ ET SALUT!
E BUONE RESISTENZE A TUTTE E A TUTTI!

16
Nov
14

Aosta. Quarant’anni sempre per la verità.Memorie e attualità della strage di Piazza Loggia (28 maggio 1974- 28 maggio 2014). Seconda Parte

Extrait dell’intervento di Manlio Milani, presidente dell’associazione familiari Caduti di Piazza della Loggia e della Casa della Memoria di Brescia.

– seconda parte –

Preambolo

In occasione del quarantennale della strage di Piazza della Loggia il progetto culturale Collettivamente Memoria ha voluto che Manlio Milani e l’avvocato di parte civile Silvia Guarneri, portassero la loro testimonianza ad Aosta.
Per un pubblico allargato, la sera di giovedì 6 novembre 2014 presso la Biblioteca regionale di Aosta.
Per gli studenti 160 e almeno 13 insegnanti accompagnatori, venerdì 7 novembre 2014 presso il Salone delle Manifestazioni di Palazzo regionale di Aosta.

Ogni antifascista a Brescia la mattina del 28 maggio 1974 o era in piazza o in quella piazza aveva qualcuno “dei suoi” presente.
Tanti, troppi sopravvissuti, a quarant’anni dalla strage, ancora si domandano le ragioni per le quali sono ancora in vita.

A tutti: ai sopravvissuti, ai feriti nell’anima, alle otto vittime che ancora una volta voglio ricordare:
Giulietta Banzi Bazoli, 34, insegnante
Livia Bottardi Milani, 32 anni, insegnante
Clementina Calzari Trebeschi, 31 anni, insegnante
Euplo Natali, 69 anni, pensionato
Luigi Pinto, 25 anni, insegnante
Bartolomeo Talenti, 56 anni, operaio
Alberto Trebeschi, 37 anni, insegnante
Vittorio Zambarda, 60 anni, pensionato
e ai loro familiari,
ai 102 feriti nel corpo,
e ai loro familiari, va il mio abbraccio, lungo, commosso, discreto.

Desidero citare qui il passo di Ivan Giugno nella sua “UNA NON PRESENTAZIONE” all’opera jazz “IN MEMORIAM” (che recensirò a breve anche su questo portale) commissionata dalla libreria cooperativa “Rinascita” di Brescia e prodotta da Matilde Brescianini per Medulla e da Rinascita col sostegno della CGIL.
[…] “Questo hanno fatto Battaglia, Rabbia e Aarset, insieme ad Amadori e Cifarelli, proponendo uno spettacolo indimenticabile che parla alla mente, ma, soprattutto al cuore di tutti, e in particolare a noi che, allora, in Piazza Loggia c’eravamo e che, ancora oggi, non abbiamo capito perché siamo sopravvissuti”.
L’incontro del 6.11.2014 per CM.

Il punto di partenza della riflessione di Manlio Milani si incentra sulla necessità che i fatti debbano sempre essere collocati storicamente per coglierne la complessità.
Questo per far emergere il bisogno collettivo di avere delle istituzioni sempre pronte a restituire VERITA’ nella comprensione dei fatti, sostiene Milani.
“Perché credo che la forza di una democrazia stia anche nel riconoscere i propri errori e limiti per poi affermare principi di verità.”

Milani si riferisce alle parole dette dal Presidente Grasso il giorno precedente in merito al caso Cucchi preso in esame come caso a sé, estrapolato e decontestualizzato. In questo senso, dice Milani, il fatto viene interpretato in chiave negativa perché si prende l’occasione di un fatto e ci si limita ad esso senza comprenderne la complessità.

“Se non cogliamo la complessità non riusciamo a cambiare le cose, non riusciamo a renderci consapevoli di che cosa significhi capire la mancanza di verità, che cosa produce di negativo e che cosa invece la verità affermandosi, riconosciuta in tutti suoi aspetti, può produrre in termini positivi nel processo democratico, nelle modalità dello stare insieme.”
Sulla strategia della tensione si corre il rischio di non cogliere le verità che oggi conosciamo e dall’altro lato di farle scomparire dalla memoria.
Ma dalla memoria non scompaiono … “e sono lì come buchi neri che costantemente chiedono di essere riempiti”.

Da tempo Milani e la Casa della memoria stanno portando avanti un’istanza che riguarda alcune strutture fondamentali del modo di essere democrazia in questo paese: gli archivi. Tema questo fondamentale per decidere quale memoria si voglia preservare all’interno del paese e quindi quale memoria si intenda trasmettere alle nuove generazioni.

La trasmissione della memoria alle nuove generazioni non è un fatto mnemonico legato a date ed avvenimenti accaduti, sostiene Milani, ma la comprensione della storia di un paese. “La storia di un paese, in questo caso il nostro, soprattutto dal periodo postfascista in poi. Come è nata questa Repubblica, come si è formata, quali costi ha dovuto pagare per costruirsi e quali costi ha dovuto pagare per ri-costruirsi, per continuare ad essere democrazia e non diventare qualche cosa d’altro.
Perché la memoria è un processo identitario dell’uomo e lo è nella storia del suo paese. Non tanto come storia privata ma soprattutto come storia di carattere collettivo.”

La messa a disposizione e l’apertura degli archivi sono importanti affinché i cittadini abbiano la possibilità di conoscere, analizzare e criticare la storia e di trarne da essa tutti gli insegnamenti che la storia del passato può dare.

“Così come è importante che la direttiva sull’abolizione del segreto di stato, messa in campo dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri è importante non può fermarsi lì. Ha bisogno di una grande volontà che, oltre che alla messa a disposizione dei documenti, ci dica anche come sono messi a disposizione questi documenti.
Dopo 40 anni la legge sul segreto di stato prevede oggi che i tempi massimi di desecretazione di un documento siano di 30 anni.
E’ ancora tutto molto evanescente perché, in realtà, non sappiamo ancora quanti archivi abbiamo in questo paese.
La direttiva prevede che tutto debba confluire nell’archivio di stato: per il momento sono confluiti alcuni materiali provenienti dal Ministero degli Esteri, non sappiamo quello del Ministero degli Interni.
Ci sono 38 archivi che non conosciamo tra cui gli archivi dell’arma dei Carabinieri e delle forze di Polizia.
Se noi non abbiamo questa disponibilità anche nelle strutture istituzionali o dell’arma difficilmente possiamo ricostruire la credibilità istituzionale che molto spesso è minata anche da ciò che appare come fallimento giudiziario ma che spesso è il fallimento conseguente alla mancata collaborazione tra i vari momenti istituzionali e troppo spesso vediamo che questa mancata collaborazione troppo spesso non è un fatto puramente burocratico è una mancata collaborazione costruita.
Pianificata.
Messa in atto in termini molto ma molto precisi.”

Così come è estremamente importante il protocollo sottoscritto a Roma il 9 maggio scorso con la Presidente della Camera Boldrini e il Ministro della Pubblica Istruzione che sostiene che nelle scuole bisogna riaffermare e riportare l’educazione civica e che “anche gli anni Settanta hanno bisogno di essere affrontati. Perché è in quel contesto lì che la memoria deve servire.”
In una recente indagine del CENSIS 2014 (link) realizzata in occasione del quarantennale a Brescia sugli studenti delle scuole superiori e di provincia è risultato ad esempio un dato assai importante, dice Milani. “Il 70% degli studenti riconosce l’importanza e il valore di avere memoria della storia del passato e ritiene che i primi trasmettitori di memoria devono essere gli insegnanti, sottolinenando così il valore della scuola come strumento fondamentale per costruire memoria.
La memoria in una scuola intesa come spazio libero all’interno del quale tutte le opinioni devono trovare capacità di ascolto e di confronto e dove è decisivo il capire come si è formata la storia e come si sono svolti i fatti. E quindi “è lì si forma davvero il modo di essere di un paese attraverso le nuove generazioni che sanno guardare al passato attraverso il loro presente ma che sanno anche che quel passato può insegnare rispetto al loro presente e rispetto al loro futuro.”

A questo punto si inserisce il tema della necessità di saper sempre distinguere rispetto alle cose.
“Dobbiamo sempre aver la forza di saper distinguere perché le verità che non conosciamo sono responsabilità di uomini dello stato hanno operato contro la verità ma è altrettanto vero che altrettanti uomini dello stato hanno saputo per far emergere le verità che oggi conosciamo.
Saper distinguere è dunque fondamentale. Richiede la volontà di voler conoscere, l’assunzione di responsabilità singola per cercare di capire e di cogliere i fatti come si sono svolti.

“Noi quest’anno abbiamo compiuto quarant’anni e potrà apparire strano ma ci sono stati due fatti molto diversi in quella piazza (Piazza della Loggia, ndr) in questo 28 maggio.
In una piazza adiacente a piazza della loggia nell’aula del consiglio comunale e in una rappresentazione operistica, in un teatro, abbiamo potuto cogliere i volto dei cittadini come erano quarant’anni prima. Volti scolpiti dal dolore … quasi sospesi in una certa misura perché non credevano a quanto fosse successo. Erano attoniti.
E’ stato estremamente importante perché tutti quei volti, esclusi quelli dei morti, ci hanno testimoniato un fatto estremamente importante e cioè che quella strage, prima di colpire otto persone, ha colpito tutti. Ha colpito il paese. E allora il valore di quei volti era di dire questo è in primo luogo un fatto pubblico. E il valore di riproporre quei volti era di ricordare una memoria pubblica di un fatto che è accaduto a tutti.
Contemporaneamente abbiamo avuto una miriade di cori di bambini in quella piazza del 28 maggio (2014, ndr). Di fronte a quei volti attoniti, di fronte alla violenza, di fronte alla volontà di far prevalere l’idea di morte rispetto all’idea di vita, quei bambini erano lì a dirci che piazza della Loggia quel giorno era una piazza viva e non era lì a ricordare la morte ma era lì a ricordare un fatto che ha avuto anche otto persone uccise a cui è stata violentemente tolta la vita. E’ giusto ricordare che cosa significa violenza, che cosa significa interrompere la vita di persone, di coppie, è giusto far risaltare ed esaltare il senso del vivere diventa il modo migliore per combattere l’ideologia della morte e quindi una modalità che rifiuta lo stare insieme.
Questi due elementi credo abbiano caratterizzato il 28 maggio ma hanno anche significato il percorso di questi quarant’anni di vita e di impegno intorno a questo fatto ma attorno ai fatti nella loro globalità.”

Nello stesso tempo bisogna valutare i fatti: cosa è accaduto, perché è accaduto, che cosa si proponeva quel fatto.
Al centro degli attacchi dei due terrorismi c’era la nostra Costituzione.
Il 28 maggio 1974 arriva in un momento particolare di straordinaria euforia del nostro paese e nello stesso tempo di violenza incredibile.
La straordinaria euforia che ci dimostra come il paese era cambiato sotto la spinta dei movimenti in termini positivi di grande avanzata democratica: il ’68. la scuola, lo statuto dei lavoratori, l’istituzione delle regioni. In quei giorni lì trova la sua espressione forse più alta: il referendum sul divorzio (12 e 13 maggio 1974). I cittadini si esprimono su un valore civile e il diritto di poter operare le proprie scelte soggettive.
In quel momento esplode forse il massimo della violenza la strage il 28 maggio 1974.
Ed è una strage che ha tutta una sua particolarità.
Certo la manifestazione è una risposta alla violenza che Brescia stava subendo in quel momento che mette a nudo anche l’obiettivo di chi ha organizzato la violenza.
Perché la strage avviene durante una manifestazione antifascista ed è importante sottolineare questo aspetto perché si contrappongono due modalità: da un lato la violenza esercitata da singoli o da gruppi ristretti e dall’altro lato le forze democratiche – in quel caso tutti i partiti politici (escluso MSI, ndr) tutte le sigle sindacali che dichiarano lo sciopero generale, le ACLI, l’azione cattolica, l’ARCI che non accettano più la violenza e che decidono di farlo senza porsi sullo stesso piano di chi ingenerava violenza.
Come rispondere allora ?
“Non dobbiamo rispondere alla violenza utilizzando la violenza. Bisogna andare tutti in piazza a dimostrare che NOI democraticamente vogliamo sconfiggere la violenza.”
Questo è il senso della manifestazione del 28 maggio che la rende diversa dalle altre stragi nel senso che “le altre stragi appaiono come atti puri e semplici di terrorismo: la banca (Banca dell’Agricoltura, ndr), il treno (Italicus,ndr). Rendere insicuro qualsiasi luogo con lo scopo preciso è di ingenerare paura. Attraverso la paura determinare condizioni di richiesta di ordine pubblico attraverso l’ordine pubblico arrivare alla sospensione di libertà democratiche.
In Piazza Loggia si dice apertamente che ciò che si vuole sfidare sono le istituzioni nel loro insieme.”
Questo è l’obiettivo esplicitato in Piazza della Loggia al punto che, ricorda Milani, ci sarà chi, (appartenente alla destra, ndr), dirà che la strage è stata profondamente remunerativa perché “non abbiamo colpito dei civili ma degli avversari politici.”
Pur rimanendo il tema della paura e del determinare caos fondamentale resta questo obiettivo.

La lezione viene dalla risposta della città.
La città è stata autogestita per tre giorni.
Fu una scelta politica.
Il servizio d’ordine dal basso ha vigilato sulla città e sui funerali che registreranno circa 600.000 presenze di donne e uomini provenienti da tutta Italia.
Il Presidente della Repubblica (Giovanni Leone, ndr) è stato difeso e fischiato.
Difeso in quanto rappresentante dell’istituzione ma fischiato a indicare la necessità di cambiamento di una classe dirigente che non era stata all’altezza. Il cambiamento però doveva avvenire all’interno di un processo democratico.
“Non va mai perso il senso delle istituzioni, insiste Milani, le istituzioni rimangono al di là di chi le rappresenta.
La grande risposta del 28 maggio nasce da questo presupposto.

“Resta il sapore molto amaro della violenza – conclude Milani – che assume la dimensione delle otto persone uccise in quella piazza.”

“Mai dimenticare che la violenza distrugge delle persone, distrugge la loro vita, i loro sogni, i loro progetti. Distrugge chi è morto ma può distruggere coloro che sopravvivono a quella vicenda.”

Ma chi erano quelle persone ? si chiede Manlio.

Gli otto morti sono emblematici della realtà del paese.
Un operaio, cinque insegnanti, due pensionati ed ex partigiani.
A dire, e a certificare, che i valori del lavoro, della scuola e della Resistenza sono i cardini su cui si fonda una società democratica. Ma anche a ricordare che la democrazia non è un bene acquisito per sempre.

“Io credo che sia questa la grande eredità che ci ha lasciato Piazza della Loggia: il rifiuto della violenza, l’esaltazione della vita, la memoria, la necessità di conoscere la memoria e conoscere la storia nella sua complessità, il saper dialogare dentro di essa e attraverso questa costruire prospettive di futuro.”

Silvia Berruto, antifascista

© Riproduzione riservata

– continua –

09
Nov
14

Aosta. Quarant’anni sempre per la verità. Memorie e attualità della strage di Piazza Loggia (28 maggio 1974-28 maggio 2014)

Aosta, Aosta Valley, Italy
6/7 novembre 2014
© Collettivamente memoria 2014

Parte prima
– Introduzione-

“Quarant’anni sempre per la verità. Memorie e attualità della strage di Piazza Loggia 28 maggio 1974-28 maggio 2014” è una proposta del progetto culturale Collettivamente Memoria 2014.

E’ il titolo di due incontri tenutisi il 6 e 7 novembre scorsi ad Aosta, proposti dal progetto culturale “Collettivamente memoria 2014”, in occasione del quarantennale della strage di Piazza Loggia (28 maggio 1974-28 maggio 2014).

Manlio Milani, presidente dell’associazione Familiari Caduti della strage di Piazza Loggia e della Casa della Memoria e l’Avvocato di parte civile Silvia Guarneri sono stati i testimoni e insieme i narratori della storia di una vicenda italiana collettiva non ancora conclusa.

Un incontro pubblico svoltosi giovedì 6 novembre presso la Biblioteca regionale di Aosta e un secondo incontro con le classi quinte di alcune istituzioni scolastiche aostane il 7 novembre presso il Salone delle manifestazioni di Palazzo regionale.

Le adesioni ricevute sono giunte da tre istituzioni scolastiche (Liceo delle scienze umane e scientifico “Regina Maria Adelaide”, Liceo scientifico E.Bérard e Istituto tecnico-professionale regionale “Corrado GEX”, per un totale di nove classi quinte, 160 studentesse e studenti e almeno tredici insegnanti accompagnatori.

Il progetto culturale “Collettivamente memoria” è dedicato ai deportati politici Ida Désandré e Italo Tibaldi e alla partigiana Anna Dati oltre che a tutte le donne e uomini Resistenti, intende riaffermare i valori democratici di un vivere collettivo antifascista che era alla base della manifestazione di piazza Loggia del 28 maggio 1974.

Tutti i co-organizzatori del progetto culturale Collettivamente Memoria e il progetto stesso hanno preso le distanze dalle derive culturali che sarebbero state postate nelle due ultime settimane su facebook da alcuni rappresentanti istituzionali locali. Si fa riferimento alla presunta dichiarazione “I rom ad Auschwitz” e alla presunta condivisione di valori “antidemocratici”, espressa con un mi piace rivolto al post di un amico per l’augurio, da questi inviato, per un “buon 28 ottobre a tutti soprattutto a chi ricorda un passato glorioso”.
Il progetto Collettivamente e tutti i co-organizzatori si richiamano alla Costituzione della Repubblica Italiana (articolo 3 e XII disposizione transitoria) e, per la prima affermazione, alla dichiarazione universale dei diritti umani (articolo 2) e si dissociano da tutte quelle istanze che afferiscono a valori antidemocratici.
Al momento non è dato sapere quali misure siano state adottate dai vertici istituzionali verso queste “esternazioni” privato-pubbliche anticostituzionali.

Contro quei valori basati sulla violenza e sui depistaggi culturali, politici e sociali che hanno tentato di ridurre a fatto privato un fatto pubblico (la strage di piazza della loggia) nel sovvertimento delle regole il cui rispetto è alla base di una convivenza civile.

E contro il depistaggio culturale Collettivamente Memoria offre come pepita lo slogan ideato da Italo Tibaldi, WISSEN MACHT FREI (la conoscenza rende liberi) che accompagna ogni incontro del progetto quest’anno arricchito da un nuovo contributo culturale “dedicato”.
Si tratta di un prestito bibliotecario speciale, con esposizione di libri sulla strage provenienti dalla Biblioteca E. Bertuetti di Gavardo, dalla Biblioteca Casazza di Brescia e dal fondo privato “28 maggio 1974”, proprietà Silvia Berruto oltre alla vetrina “dedicata” allestita in biblioteca regionale per i libri donati in questi anni dalla Casa della Memoria alla Biblioteca regionale di Aosta.
Una proposta, questa, del progetto-intervento ©LIB(E)RI NON BOMBE di Antonella Cafasso e Silvia Berruto.
Un progetto che propone la nonviolenza come processo di acculturazione, stile di vita e via, proposta da amici e persuasi della nonviolenza (solo per Gandhi e poche e pochi altri si può usare l’appellativo di “nonviolento” in modo appropriato) che concepiscono la nonviolenza come prassi e non come teoria.
Con i giovani sempre al centro delle loro riflessioni e del loro progettare.

Ho letto poi la lettera aperta-appello che avevo rivolto alle studentesse e agli studenti bresciani l’anno scorso e che ho inoltrato alle studentesse e agli studenti aostani presenti all’incontro del 7 novembre.

Ecco il testo della lettera.

Care concittadine e cari concittadini
non per ius soli, ma per cultura,
in modo speciale alle giovani studentesse e studenti,
grazie

Vi ringrazio per avermi accolta e ospitata alla vostra riflessione del 24 maggio scorso su piazza Loggia.

Tra le domande poste a Francesco Barilli e a Eugenio Papetti una studentessa ha chiesto che cosa potete fare voi, che non avete vissuto quel momento, per mantenere vivo il ricordo della strage.

Non ho ricette ma mi piace segnalarvi proprio oggi – 28 maggio 2013 – due pepite che mi sono state regalate durante la mia vita ricca di incontri, sperando possano esservi di una qualche utilità.

Wissen macht frei ovvero La conoscenza rende liberi.
Mònito e direzione insieme, a cui tendere, ricevuti dall’amico e maestro Italo Tibaldi dal quale ho accolto il testimone accettando di testimoniare sui temi della deportazione avvenuta prima, soprattutto durante, e dopo la seconda guerra mondiale.
In riferimento a quest’ultima anche in qualità di nipote di un internato militare bresciano.

Conoscere la storia permette poi di fare memoria, non solo in termini emotivi.

Per questo, e per testimoniare, ho ideato un progetto culturale che ho intitolato Collettivamente Memoria e che da alcuni anni condivido con amici e “porto in giro” insieme a deportate e deportati, giovani studentesse e studenti, partigiani e staffette e anche con Manlio Milani che ormai da tre anni viene ad Aosta per fare storia e memoria di Piazza Loggia.
Perché Piazza Loggia è storia che non lascia libero nessun bresciano.
Anche quelli che, come me, non abitano in città.

Sul sito silviaberruto.wordpress.com potrete leggere di questo progetto.

Gandhi ha detto che non c’è una via per la pace, la pace è la via.

La seconda pepita che desidero passarvi proprio oggi 28 maggio 2013 è la potente via della NONVIOLENZA.

Per il vostro empowerment essa rappresenta una via di acculturazione e liberazione.
Per tutta la vita vi proporrà metodo, contenuti e vie di risoluzione nonviolenta dei conflitti.
Sappiate però che intraprendere questa via comporta un necessario e irrinunciabile, preliminare duro e disciplinato lavoro nei confronti della propria violenza intima e individuale.

A disposizione vi saluto, sperando di non avervi disturbati, augurandoVi tanta voglia di futuro.
Vi abbraccio tutte e tutti.
Oggi in modo particolare.

Con rispetto,
silvia

28 maggio 2013
poco prima di andare in Piazza Loggia

E in conclusione ho preso a prestito le parole di Manlio.
“Quarant’anni dopo […] la Cassazione riporta all’attenzione di tutti le motivazioni e gli obiettivi che erano alla base di quella manifestazione del 28 maggio 1974 e colloca definitivamente piazza Loggia nella lotta per la difesa del sistema democratico della Repubblica nata dalla Resistenza. Lo dico con con un certo orgoglio perché quella mattina chi era in piazza aveva scelto di esserci proprio per difendere quei valori costituzionali.
[…] Le stragi, in quegli anni, hanno colpito un modo di stare insieme, un modo per relazionarsi l’uno rispetto all’altro, una modalità dialogante che è la ragione stessa del vivere. La giustizia negata aveva accentuato questa rottura sociale, trasformato il fatto da pubblico a privato; e, alla fine socialmente, ci si dimentica che quei morti erano persone alle quali è stato tolto violentemente il diritto alla vita. Inoltre, ai sopravvissuti (e quindi alla società), in carenza di giustizia, risultava impedito di recuperare quella normalità del vivere che porta a superare il fatto, riconosciuto nella sua essenza e quindi storicizzato, senza dimenticare. Non l’oblio, ma la sua collocazione nel solco della storia che è consapevolezza del perché quel fatto è avvenuto.
[…] Ora, con questa sentenza (21 febbraio 2014, ndr), possiamo dare loro (gli otto morti che Manlio chiama fantasmi senza sepoltura, ndr) un pezzo di terra su cui riposare e noi, con loro, potremo finalmente riconoscerci come cittadini in quelle istituzioni che il 28 maggio 1974 abbiamo difeso.”

Dalla postfazione di Manlio Milani a Piazza Loggia. Brescia 28 maggio 1974. Inchiesta su una strage di Pino Casamassima, Sperling & Kupfer, 2014

Per non dimenticare.
Per fare storia e memorie.
Per RESTITUIRE una storia comune. Non condivisa.
Per queste ragioni ci siamo incontrati.

Per “Quarant’anni sempre per la verità.”
Per questo abbiamo ringraziato Manlio Milani e l’avvocato Silvia Guarneri per l’accompagnamento nella riflessione su un fatto storico e di attualità che riguarda tutti.

silvia berruto
antifascista
introduzione
– continua –

quarant'anni sempre per la verità_Aosta 6.11.2014 copia

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C – Riproduzione riservata

27
Mag
14

Strage di Piazza Loggia. Brescia. 28 maggio 1974 – 28 maggio 2014

 

 

DSC_6858_ Gli 8 caduti

 

fra qualche ora

io

ci sarò.

 

sarò in Piazza Loggia

per non dimenticare

 

e per fare

Collettivamente memoria

 

starò ancora una volta dalla parte di :

 

GIULIETTA BANZI BAZOLI

LIVIA BOTTARDI MILANI

EUPLO NATALI

LUIGI PINTO

BARTOLOMEO TALENTI

CLEMENTINA CALZARI TREBESCHI

ALBERTO TREBESCHI

VITTORIO ZAMBARDA

 

antifascisti sempre.

 

silvia

19
Apr
14

19 aprile 2014_LETTURA COLLETTIVA DELLA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA

“Collettivamente memoria 2014″


Dedicato a Italo Tibaldi e Ida Desandré deportati politici e a Anna Dati staffetta partigiana


© Progetto culturale di Silvia Berruto
Giornalisti contro il razzismo


GLOB 011. Officina di informazione globale
ANSI – Associazione nazionale stampa interculturale

LETTURA COLLETTIVA DELLA COSTITUZIONE ITALIANA In biblioteca, a scuola, in piazza.


Dedicata alla partigiana Anna Dati e a tutte le donne R-esistenti


Sabato 19 aprile 2014 ore 17.30


LETTURA COLLETTIVA DELLA COSTITUZIONE ITALIANA

In biblioteca regionale di Aosta


Sezione adulti-Spazio antistante sala conferenze


Dedicata alla partigiana Anna Dati e a tutte le donne R-esistenti.


Ospite d’onore Anna Dati


Proposto da Silvia Berruto e dalla Biblioteca regionale di Aosta

” Se voi volete andare in pellegrinaggio
nel luogo dove è nata la nostra
Costituzione,
andate nelle montagne
dove caddero i partigiani,
nelle carceri
dove furono imprigionati,
nei campi
dove furono impiccati.
Dovunque
è morto un italiano per riscattare
la libertà e la dignità, andate lì,
o giovani, col pensiero perché lì
è nata la nostra
Costituzione. “

Piero Calamandrei




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